LAROMA24.IT Cera una volta Roma-Juventus. Favola di un duello tra due squadre, due stili, due popoli, due dottrine, probabilmente due mondi opposti. Per congiungerli, ci sono 670 chilometri da tracciare lungo una penisola di cui sono state entrambe capitale. Forse da qui parte la storia delle nemiche eterne. Perché una sfida tra giallorossi e bianconeri non potrà mai passare superficialmente, neanche quando, come oggi, le ritrovi
Finirebbe linchiostro per raccontare gli infiniti aneddoti di una sfida senza tempo. Basti ricordare un giocatore, di professione difensore, che iniziò col Genoa e finì con la maglia della Cairese, provincia di Savona. Non beneficiava di un piede baciato dagli dei, né potrà mai apporre unimpronta allentrata di un museo del football. Eppure una volta fece sobbalzare i romanisti, costretti, pochi istanti dopo, a precipitare nella posizione di partenza: larbitro Bergamo aveva appena annullato la rete di Turone Maurizio in un Juventus-Roma valido per lo scudetto.
Sarebbe diventato er-go-de-turone, neologismo tutto romano che sintetizza appieno la crucialità di una partita seconda, forse, solo al derby cittadino. Dalle vecchie guardie giallorosse fino alle nuove leve, seppur ignorando le fattezze del protagonista, sanno tutti cosa accadde quel 10 maggio 1981. Erano i tempi di Viola contro Agnelli: lIngegnere che sgomitava per far spazio alla Roma tra lancien règime del pallone nostrano, di cui era sovrana la Vecchia Signora guidata dallAvvocato. Anni dopo toccò a Franco Sensi scontrarsi con i rappresentanti dello stile Juve. Le schermaglie tra lex presidente giallorosso e Moggi rimangono lemblema della battaglia centro-nord dagli anni 90 fino ai primi periodi del nuovo millennio. Oggi, quel testimone è stato raccolto da Totti e Del Piero. Il talento, un numero, una fascia, la fedeltà ad unirli. A metterli in contrapposizione è loggetto di quella lealtà: le maglie, per forza antitetiche, di Roma e Juventus.
1273 presenze, 537 gol, 6 scudetti, 3 coppa Italia, 6 supercoppa Italiana, 1 Champions League, 1 Supercoppa europea, 1 Intercontinentale (gli ultimi tre trofei alzati al cielo solo dallo juventino), 1 Coppa del Mondo vinta insieme, 2 europei Under 21, 1 scarpa doro, 2 golden foot, 14 Oscar del calcio, il tutto in 37 stagioni di cui quasi 23 con la fascia al braccio. Ecco i numeri al plurale della coppia: una cosa spaventosa, tuttavia non sufficiente a fotografare quel tratto che li rende specie protetta, appartenenti alla razza definita bandiere, ormai in progressiva via destinzione. La serie A li ha visti con una sola maglia (Alex iniziò al Padova in B), nonostante nel corso delle loro scintillanti carriere più volte hanno dovuto fare i conti con chi giurava di averli visti finiti.
Gli infortuni, le scelte di alcuni allenatori (soprattutto per il bianconero) hanno provato, con mediocri risultati, a minare i percorsi di quelli che, ad oggi, rimangono gli italiani più talentuosi in circolazione. Nellansia del cambiamento ci si affanna nella ricerca degli eredi. Fatiche inutili, così le ultime giornate hanno dimostrato che largenteria nazionale è ancora nei piedi di quei due.
Totti, solo un paio di mesi fa eletto cancro maligno della Roma di Ranieri, nel giro di qualche giornata ha rimesso tutti al proprio posto. 2 gol, inutili, al Genoa poi uno al Parma nel debutto allOlimpico dellex compagno Montella. Quindi il derby prepotentemente conquistato con una doppietta, infine il bis al Franchi, ancora due gol che hanno regalato un punto ai giallorossi e gli hanno permesso di esultare anche di fronte al pubblico viola, per di più nel giorno dei 200 gol in A. Laltro, Del Piero, ha regalato i 3 punti ai suoi dopo un digiuno di 5 partite. Minuto 67 sale in cattedra Alex: controllo nei pressi della metà campo, guida della palla per 25 metri, dribbling secco al limite dellarea, sinistro a giro, esultanza. Da registrare e spedire ai già detti procacciatori di eredi. Buona fortuna.
DEL PIERO Seconda punta classe 74, Alex da San Vendemiano (provincia di Treviso) ben presto è costretto a salutare il papà elettricista e la mamma casalinga. Accade nel 1987, Vittorio Scantamburlo, scout del Padova, si è fermato con la sua 126 bianca ad ammirare le prodezze infantili del giovane Pinturicchio. Tre stelline, il massimo, è la valutazione che gli riserva sul suo block notes losservatore biancorosso. Non passerà neanche un anno e un dirigente del club citofona a casa Del Piero, in quel paesino a 5 km da Conegliano. Il 14enne Alessandro parte e si trasferisce nel capoluogo veneto.
Le partitine con Di Livio e Albertini che nella settimana erano gli avversari nelle amichevoli con la prima squadra e nel week end si trasformavano nei protagonisti di quel Padova che di lì a poco avrebbe raggiunto la A. Farà in tempo a debuttare (maggio 92) e a segnare il primo gol da professionista nel novembre dello stesso anno. Resterà un inedito, lunico senza il bianco e il nero addosso. Quei colori che nellestate successiva gli si cuciranno addosso senza mai staccarsi più. Inizia il 28 giugno del 1993 la storia del capitano con la Vecchia Signora. Curioso che esattamente 3 mesi prima (28 marzo) il suo alter ego giallorosso esordiva in A negli ultimi minuti di un Brescia-Roma.
Lacquisto di Del Piero è stato lultimo regalo fatto alla Juventus firmato Boniperti Giampiero. 182 gol in A, altri 20 nellanno di serie B, 23 in coppa Italia, 3 in supercoppa Italiana e 54 nelle varie competizioni Uefa aiutano a comprendere la specialità di quel dono. Negli anni costruì anche il suo marchio di fabbrica: il destro a giro sul palo lontano. Tanto belli quanto inimitabili, così da diventare i gol alla Del Piero. Lippi il padre calcistico, Capello e Ranieri i tecnici che hanno provato a gestirlo in virtù di quel turn over croce del calcio anni 2000. Partiva in seconda fila, finiva spesso e volentieri davanti a tutti. Come questanno, dove sembrava ridotto al ruolo di ornamento della rosa di Delneri, salvo poi diventarne unico appiglio quando le cose sono precipitate.
TOTTI 2 anni più giovane del collega veneto, Francesco da Porta Metronia ha nei piedi le effigie del Grande. Fortitudo, Smith Trastevere quindi Lodigiani. Il breve passo del giovane centrocampista prima di approdare alla Roma. Nessun provino, nessuna occasione speciale per osservare le capacità del biondino. Bastano alcuni palleggi a bordo campo col cugino Angelo durante unamichevole della propria squadra contro la Roma, da cui era stato astutamente (credevano ) tirato fuori. Arrivò a Trigoria poco più che bambino, ne uscirà, probabilmente, quando non avrà più voglia di infilarsi neanche la giacca e cravatta, must del buon dirigente. Dal marzo 93 in cui Boskov lo fece debuttare è passata una maturità, 18 anni, non abbastanza per afferrare limpatto epocale della sua venuta. Spetterà ai posteri. Anche per lui, si alternano tecnici abili a intuirne le insolite doti (Mazzone, poi Zeman) e chi invece non sapeva che farsene di quel ragazzino con troppi chili e poca voglia di lavorare (diceva il luminare Bianchi Carlos). Per fortuna largentino fu solo una parentesi sulla panchina giallorossa. Rimase abbastanza per correre il rischio di vedere il 10 romanista con la maglia della Sampdoria. Bianchi passò, Totti cominciò a fare il Totti. Gol dopo gol, assist dopo assist, magia dopo magia porta la Roma sul tetto dItalia nel 2001. Un sogno. La Supercoppa lanno successivo e la scalata ai record continua. Li sottoscriverà uno dopo laltro.
Nel frattempo, ufficialmente dal 2006 anche se le avvisaglie non mancavano, sveste i panni del trequartista (pur mantenendone gli spunti e le rifiniture) per riscoprirsi centravanti. Valanghe di gol che gli valgono una classifica dei cannonieri e la scarpa doro nel 2007 come miglior realizzatore europeo. Si diceva, pallone doro nel raccordo anulare. La stagione precedente si era chiusa con il bacio alla Coppa del Mondo conquistata dalla Nazionale di Lippi, insieme proprio al dirimpettaio bianconero.
Altri 40 gol tra il 2008 e il 2010, due scudetti sfiorati prima con Spalletti e lo scorso anno con Ranieri. Infine il 2010-11, in cui ha constatato qualche vizio del mondo calcistico: scarsa memoria e pressochè assente senso di riconoscenza. In più s'ignorava la cresciuta distanza del raggio d'azione di Totti dalla porta avversaria. Si scoprì mal sopportato anche da una parte, seppur in netta minoranza, di quei tifosi che aveva entusiasmato per anni. Gioca fuori ruolo, si accomoda in panchina ad ammirare la ritrovata forma fisica della scommessa già vinta in estate e quindi tornato in Brasile in inverno (tanto era già vinta...), infine entra nel recupero contro la Samp. Lesa maestà, non tanto per quel che è stato, ma per quel che è l'apporto del capitano romanista. Tutto questo incassato senza fare un fiato, forse consapevole che il campo a breve gli avrebbe dato ragione.
E proprio da quello stadio è ripartito per mostrare a tutti, ancora una volta, di essere indispensabile per la sua Roma. Stadio Marassi, sponda Genoa stavolta, la Roma si fa rimontare clamorosamente i 3 gol di vantaggio. Totti regala due assist e segna un gol. A fine partita Ranieri saluterà, lasciando la panchina a Montella. Si diceva Totti farà la formazione. Al debutto, nel recupero contro il Bologna, rimane in panchina per quasi tutta la gara. Titolare contro il Parma, va in gol su rigore. Poi Lecce (dovera squalificato) e Donetsk senza mettere piede in campo. Cè il derby, dove speriamo giochi Totti, tanto non incide mai. Sapete come è andata a finire. Ecco Firenze, lì non ha mai segnato. Subito serviti, doppietta e muro dei 200 gol prima raggiunto poi abbattuto entrando nel club riservato a pochi eletti: 4 sono icone del calcio che fu (da Piola ad Altafini, passando per Nordahl e Meazza), laltro è Baggio. Ora cè anche quel 'vecchietto' di Totti.
L'Olimpico li farà rincontrare domenica. Totti e Del Piero, uno fianco all'altro saliranno le scalette che conducono al terreno di gioco, fascia al braccio e 10 sulle spalle come accade da una vita. Alex ritroverà la Roma, uno dei suoi bersagli preferiti avendo esultato 10 volte contro i giallorossi. Francesco sorriderà vedendo Buffon, il portiere che ha infilzato di più nella sua carriera. Ben 9 i centri del 34enne romanista contro il portiere della Nazionale che lanno prossimo, stando alle insistenti voci di mercato, potrebbe coprirgli le spalle. Altro vecchietto frettolosamente bollato come finito. Aspiranti eredi mettersi in fila, il meglio del calcio passa ancora dai piedi di quei due.
STATISTICHE A CONFRONTO
Totti Del Piero
Data di nascita: 27-9-1976 9-11-1974
Altezza: 180 cm 174 cm
Peso: 79 kg 73 kg
Nazionalità: Italiana Italiana
Presenze in A: 466 449
Gol in A: 201 182
Mirko Bussi