Appuntamento di fine anno con ''3 colori, 1 semaforo'', miniguida alla stagione giallorossa che analizza pregi e difetti che si sono manifestati prima, durante e dopo le imprese dei giallorossi
VERDE:
- Con Zeman cè una speranza di segnare per tutti. Il secondo tempo di Genova e il primo col Bologna, lo show con la Fiorentina e lultima vittoria contro il Milan sono uno spot per il calcio offensivo di qualità. Unesperienza quasi totalizzante per i devoti e non meno esaltante per gli spettatori neutrali, che non hanno dubbi su quale squadra seguire per divertirsi.
- Su Totti aveva ragione Zeman, anche se il ruolo di esterno sinistro nel trio davanti è puramente teorico.
- Lesplosione di Marquinhos e Florenzi e lesordio di Romagnoli sono da ascrivere al coraggio di un uomo che non smette di insegnare calcio: il coraggio di proporre giovani senza ragionare troppo sulle controindicazioni.
GIALLO:
- Lavvio ad handicap, con la miseria di 5 punti ottenuti nelle prime 5 gare casalinghe, pesa come un macigno sulla classifica romanista. Linversione di tendenza nei mesi di novembre e dicembre (dopo il derby unica battuta darresto a Verona, complice Bergonzi) solo parzialmente nasconde il solito dato zemaniano, che quasi sempre si accompagna con i numeri dellattacco record. Le 29 reti al passivo (3 in più del Siena fanalino di coda) ribadiscono ai più distratti che Zeman è sempre lo stesso: prendere o lasciare
ROSSO:
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Sabatini lo ha preso, forse non considerando appieno tutti i rischi connaturati alloperazione. A cominiciare dal rapporto subito difficile con troppi uomini importanti del gruppo, che ha toccato i minimi storici nelle dinamiche interne tra tecnico e calciatore: da De Rossi a Pjanic, da Osvaldo a Stekelenburg, passando per Castan, Burdisso, Taddei e Marquinho. Con De Rossi, soprattutto, Zeman si è prodotto in un accanimento degno di miglior causa, rendendo precaria una risorsa e pretendendo di cauterizzare la ferita a modo suo.