Post Match - Il cubo di Dovbyk

04/12/2024 alle 12:31.
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LR24.IT (MIRKO BUSSI) - Il momento storico obbligava la Roma a prendere adeguate precauzioni per la sfida all'Atalanta. Innanzitutto, evitare di toccare i fili dell'alta tensione che scatenano le pressioni ormai rinomate di Gasperini. Per questo, Svilar ha svuotato praticamente la cartuccia dei rinvii lunghi, tentando così di scavalcare il problema di quella parità numerica che, come si vede nella foto sotto, divideva spesso le due metà campo in due 5 contro 5.

26 rinvii lunghi, dato più alto del campionato romanista finora, superando anche i 23 registrati una settimana prima contro il Napoli che rappresentavano il record giallorosso nella Serie A 2024/25.

La scelta, se da una parte ha ridotto le possibilità di recuperi offensivi dell'Atalanta, ha inevitabilmente avuto ripercussioni sul tasso di pericolosità della Roma che ha chiuso col secondo dato più basso di xG della stagione: 0,4, meglio soltanto di quanto prodotto nello 0-0 contro la Juventus. Effetto, anche, del numero più basso di tocchi nel terzo offensivo avuto a disposizione (84) e anche nell'area avversaria (7) di tutta la stagione romanista.

E in questa strategia, il ruolo di Dovbyk era determinante, tanto da far confessare a Ranieri dopo la partita: "Ieri (domenica) mi ha detto che non sapeva se ci sarebbe stato ma gli ho detto che era troppo importante e doveva esserci". Perché l'unico, per conformazione, in grado di poter discutere coi vari Hien o Kossounou, difensori XXL nel guardaroba di Gasperini.

19 passaggi progressivi ricevuti, più del triplo di chiunque altro (Shomurodov, in campo nell'ultima mezz'ora, arriverà a 6) spiega a sufficienza dove fosse puntato il mirino di quei lanci. La presenza dell'ucraino permetteva, almeno nel primo tempo, di guadagnare possessi offensivi e stabilirsi nella metà campo avversaria, che fosse per duelli aerei vinti o sulle seconde palle che ne scaturivano. Anche col pallone a terra, però, isolandolo in quegli 1 contro 1 accettati deontologicamente dall'Atalanta, il lavoro da vertice di Dovbyk consentiva alla Roma di avanzare fino agli ingressi dell'area di rigore. Una sfaccettatura in cui l'ex Girona ha dovuto immergersi col cambio di campionato e del quale è ben più raro trovare precedenti nella sua stagione in Liga, quando aveva essenzialmente il ruolo di finalizzatore degli sviluppi che i compagni, autonomamente, mettevano in scena.

Anche la migliore situazione prodotta dalla Roma finché Dovbyk era in campo, in fondo, poggiava proprio sulla capacità del numero 11 di custodire il pallone negli ultimi metri. È il 48' quando Mancini stimola l'uno contro uno tra l'ucraino e Kossounou, in quel frangente responsabile del duello invece del solito Hien. Qui, Dovbyk, tenendo al riparo il pallone riusciva ad accendere la triangolazione con Dybala rimasta incompiuta e che, probabilmente, avrà poi negativizzato i giudizi ricevuti l'indomani nelle sintesi delle pagelle.

La consistenza della prestazione di Dovbyk è emersa anche, se non soprattutto, per contrasto. Vale a dire dal 62' in poi, quando è toccato a Shumorodov raccoglierne ruolo, posizione e funzioni. A quel punto, però, le possibilità della Roma di prendere scorciatoie nella costruzione, andandosi a riparare direttamente sotto il proprio vertice offensivo, sono rapidamente crollate, con Hien che poteva imporre più agevolmente la sua fisicità e tappare, di conseguenza, la squadra di Ranieri dentro la propria metà campo.