Post Match - Impressionismo

05/04/2022 alle 15:11.
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LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - Che impressione. Trovò così, sfruttando un commento mosso criticamente, la fortunata nomina che accompagnò il movimento artistico che aveva tra i suoi caratteri distintivi quei tratti veloci e, rigorosamente, "en plein air" come ricordano i libri di scuola. All'aperto, con tocchi altrettanto veloci, ben 19 consecutivi, la Roma ha dipinto sulla tela di Marassi forse la migliore opera stagionale.

L'impressione, semmai, è che questa scaturisca dalla mano ferma di Mourinho, come non ha mancato di sottolineare lo stesso tecnico portoghese dopo la partita. "Se fosse stato un altro allenatore si parlerebbe di calcio fantastico e organizzazione da dietro, ma per come sono io è difficile dirlo...". Se ne parla, invece, perché il percorso recente aveva già mostrato un'evoluzione del genere della Roma.

E' sempre più frequente, infatti, vedere le squadre sfidarsi sostanzialmente in un macro-aspetto: abilità nella costruzione contro capacità di pressione e viceversa. E la Roma, da tempo, ha cominciato ad accettare di infiltrarsi tra le pressioni altrui con adeguate costruzioni. Quello che succede domenica a Marassi nel gol risolutivo è esemplificativo.

Il primo possesso della Roma, apparentemente piatto, che da Zalewski passa per Ibanez, quindi a Smalling, poi a Mancini e nuovamente in senso contrario, è in realtà un mezzo per attirare le pressioni predisposte da Giampaolo che passaggio dopo passaggio si fanno più invadenti. Quando si retrocede a Rui Patricio si nota Smalling indicare la strada per Mancini.

E' qui che la Roma decide di sfidare la pressione avversaria. Quel sottoinsieme evidenziato, inizialmente 4v4 col classico rombo di costruzione di cui Karsdorp e Cristante sono gli appoggi laterale e Mkhitaryan il vertice avanzato, si trasforma per un momento di inferiorità numerica (5v3 per i blucerchiati) nel quale la Roma ha l'obiettivo di attraversare la pressione e arrivarvi alle spalle. Lo fa grazie ad una sequenza, velocizzata, di giocate sulla figura (quindi sui piedi dei calciatori posizionati) alternata ad altre nello spazio. Come l'ultima da Abraham a Mkhitaryan che, tramite quello che si definisce un gioco al 3° uomo, fa comparire quasi magicamente l'armeno fuori dalla pressione ormai sguainata della Sampdoria.

Da qui in poi la Roma può riversarsi nella metà campo avversaria dopo aver "eliminato" già metà degli uomini di movimento vestiti di blu. Sono infatti 5 i sampdoriani lasciati dietro la linea del pallone, con la conseguenza di potersi riversare sul lato debole in un 2v1, poi tentato (vanamente) di pareggiare dal recupero di un altro giocatore, dove Pellegrini e Zalewski trovano il punto d'accesso all'area di rigore scalando rapidamente nella fase di rifinitura dell'azione. Il "passante" (ancora un traversone come "visto" nel derby) che diminuisce le possibilità d'intervento di e difensori con cui Zalewski cerca e trova Abraham posizionato fuori linea portano alla conclusione del 9, provocando la respinta che darà a Mkhitaryan la possibilità di firmare il capolavoro. Impressionante.

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