Post Match - Pericolosamente

09/11/2021 alle 14:56.
pericolosamente

LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - Dov'eravamo rimasti. A Venezia, come progressivamente col Milan, la Roma si è rivestita a 3, infilzando due sotto punte ai fianchi di Abraham, con Pellegrini che aveva anche compiti di infoltire in non possesso il centro del campo, facendo salire il dubbio che, dopo 80 giorni di gare ufficiali, il giro di Mourinho intorno alla rosa a disposizione abbia portato, almeno al momento, alle stesse conclusioni del suo connazionale e predecessore. Una rosa che, prevalentemente, ha sostituito alcuni petali senza però modificarsi profondamente nella sua conformazione originale.

Di colpo, la Roma s'è sgranchita le gambe dalla postura che gli stava imponendo Mourinho ritrovando una prima costruzione più agile. Ed è riuscita a scorrere più pericolosamente verso l'area avversaria, come raccontano i dati di fine partita col Venezia: 61,86% di pericolosità, il 63,59% per mezzo di azioni manovrate (non in transizione dunque). Entrambi i numeri sono i più alti registrati in stagione fin qui.

 

Vantaggi sono stati riscontrabili nel recupero offensivo del pallone, un aspetto sul quale inizialmente la Roma di Mourinho mostrava un impeto quasi sconosciuto e che, via via, ha perso ferocia e, anche, efficacia. Certo l'avversario, di non elevata caratura tecnica e comunque predisposto ad una costruzione dal basso fraseggiata, può averlo amplificato.

In più, la fuoriuscita del pallone dalle zone più intime del campo romanista è stata facilitata dalla presenza di un giocatore in più, potendo raggiungere con maggior pulizia le zone di rifinitura, per questa domenica più esterne, anche in virtù della presenza di un tuttafascia atipico come . L'utilizzo di un tempo in più, guadagnato grazie ad una costruzione meno diretta, ha favorito un affollamento superiore in area di rigore, dove in occasione dello sviluppo che condurrà all'1-1, si può notare un 3v3 estremamente favorevole nel guadagnare rimbalzi, respinte o simili, come nel caso della rete di Shomurodov.

 

Il rovescio della medaglia, però, è che nella riproposizione del vecchio canovaccio, la Roma s'è macchiata degli errori che ne hanno compromesso lo sviluppo definitivo nel precedente percorso tecnico. Gli attacchi alla profondità avversaria, come già aveva suggerito il Milan, hanno ripreso a lasciare ferite sanguinose nella Roma, guarita in fretta invece, sotto questo aspetto, con i medicinali distribuiti da Mourinho. E in più, alzando le pressioni di conseguenza deve esporsi anche l'ultima linea, accettando una serie di duelli individuali, come si è visto nel primo tempo con Okereke che ha mandato al tappetto prima Kumbulla da un lato e poi Ibanez dall'altro, altrettanto "pericolosi".

Il tema delle pressioni scarsamente collettive e delle letture difensive necessarie quando queste vengono a mancare o sono saltate è tornato di prepotente attualità sul 3-2 del Venezia, quando una Roma nervosamente rovesciata dall'altra parte, ha mostrato la diacronia tra Cristante e Mancini nell'interpretazione. Uno, infatti, lo si vede correre verso la propria porta in una disperata scappata difensiva, l'altro tenta di rifugiarsi nel fuorigioco. Pericolosamente, appunto, anche qui.