Un bagliore di grande calcio, molto gasperiniano. Quei trentacinque minuti abbondanti di San Siro. Belli, completi, unici. Non come il secondo tempo ammirato contro l'Inter, di più. Tanto di più. La Roma ha mostrato la sua versione migliore, lì davvero si è vista l'Atalanta di Gasp, con la differenza che quella era una macchina perfetta, questa è una macchina che si ferma in un tunnel. Il tecnico ha visto se stesso in quella squadra: dinamica, aggressiva, ambiziosa, consapevole. (...) Il problema è sempre lo stesso: l'efficacia. Gasp ha parlato di precisione, di cattiveria sotto porta, di poca predisposizione nel gioco aereo, che nei passati anni è stato il punto di forza, specie della Roma di Mourinho. La Roma si perde dentro l'area di rigore avversaria, non ha stoccatori. Quelli che ha, vedi Dybala, che sulla carta è l'uomo di maggiore qualità, non è disponibile al cento per cento. E ora Paulo dovrà fermarsi ancora, fino a quando lo sapremo oggi, dopo gli esami strumentali. Parlavamo di efficacia, o meglio, l'ha menzionata Gasperini dopo la sconfitta di Milano. (...) A Milano quel trend non si è fermato: la Roma ha concluso il match con più tiri rispetto ai rossoneri (17 a 20), con un punteggio simile per le conclusioni nello specchio (8 a 6), ma il dato che spaventa Gasp è appunto quello relativo alla pericolosità. Il dato è questo, alla voce "grandi occasioni", 6-1. Il che vuol dire che il volume di gioco superiore, evidenziato pure dal dato sul possesso palla (37% contro il 63%) non ha prodotto pericoli seri per Maignan. Che non ha fatto grossi interventi. La Roma ora arriva ma si perde: gol previsti, 3,32 del Milan rispetto a 1,95 della Roma. I tiri sono sempre deboli, imprecisi, innocui. E questo, specie negli scontri con le big, lo paghi. Svilar è uscito come uno dei migliori in campo. E questo è un paradosso vista la mole di gioco che la Roma ha mostrato per tutto il match. Se poi si sbagliano pure i rigori (Paulo ha fatto compagnia a Dovbyk e Soulé) è difficile uscire dal campo indenni, specie con squadre come Inter e Milan. (...) Non si può certo sostenere che Gasp non le abbia provate tutte. Ha giocato con Dovbyk primo riferimento, con Ferguson al suo posto, senza un vero attaccante centrale ma con Dybala accompagnato da Soulé e un trequartista atipico come Cristante. Sta provando pure con Bailey, ma il giamaicano è molto indietro fisicamente. Il tecnico sta aspettando con ansia il mercato di gennaio, ma per il momento deve arrangiarsi con quello che ha. (...)
(Il Messaggero)
			
		
				
					
				
	



				
				
				