IL ROMANISTA - Michele Bindi, l'amministratore delegato della Bindi Pratopronto, in esclusiva al Romanista, ha raccontato il lavoro che viene fatto giorno dopo giorno, anno dopo anno sul prato dell'Olimpico. L'azienda in questione si occupa infatti da più di 30 anni dell'installazione e della manutenzione dello stadio della Capitale.
Da quanto tempo vi occupate del prato dello Stadio Olimpico?
«La prima volta che siamo intervenuti all'Olimpico è stata nel 1978/79, siamo stati la prima azienda in Italia a prendere i macchinari per fare campi sportivi. Ci ha chiamato il Coni per gli Europei dell'80. Noi dovevamo ripristinare il campo e abbiamo fatto un lavoro di rigenerazione. L'Olimpico è stato fatto affianco al Tevere, quindi il fondo era impermeabilizzato per evitare che la falda del fiume potesse risalire. La dotazione abituale di ogni campo di calcio fino ai mondiali di Italia '90 erano i sacchi di segatura dietro la porta. Inizialmente il prato non si cambiava mai perché il campionato era a 16 squadre e quando si giocavano le coppe erano tornei più brevi. Abbiamo preso completamente in gestione il campo dell'Olimpico a partire da Italia '90».
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Quali sono le maggiori criticità nella gestione del prato?
«L'Olimpico nel 2003 è stato il primo stadio in Europa ad essere fatto in gramigna libera, la quale ha sostituito un'erba microterma, ossia da climi freddi, siamo stati i primi ad avere il coraggio di farlo. La gramigna ingiallisce durante l'inverno ma garantisce una tenuta del manto erboso notevole perché crea una rete che è come se fosse un prato armato. La gramigna inizia a fermarsi verso ottobre ossia quando noi abbiamo appena insediato la pianta che resisterà durante l'inverno, in questo momento di transizione il prato non può essere necessariamente bello perché tra l'altro in quel periodo si gioca un giorno sì e uno no. Inoltre si gioca quasi sempre in notturna quando il terreno è più umido e quindi si fanno più danni».
Da partita a partita come viene gestito il prato?
«Non ci sono tempi per fare lavori strutturali, l'insediamento dell'olglio per i climi freddi normalmente si fa una volta in autunno, massimo due. Si semina quasi tutte le settimane, il prato dopo ogni evento va aggiustato»
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Il 25 maggio vi hanno distrutto il campo, come vi siete comportati?
«Non è stata l'unica volta, è stato fatto quando ha vinto lo scudetto la Roma e quando hanno fatto l'addio al calcio di Giannini. Mi sembra che in quell'occasione si sono portati via le traverse, non chiedetemi come hanno fatto ad uscire ma sono sparite. Il problema è che una cosa è andare a cambiare tutto il prato dell'Olimpico, ma andare a intervenire su 500 zollette di prato da mezzo metro quadro da zone sparse nel campo: è un'operazione da matti. Qualche giorno dopo la Conference c'era un'amichevole quindi noi siamo dovuti andare a fare un lavoro tipo puzzle».
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Le critiche che avete ricevuto da Mourinho e Sarri?
«Sarri da quello che so ha criticato qualsiasi campo in cui ha giocato. Il manutentore del Napoli quando Sarri andò alla Lazio ci disse "affari vostri". Mourinho ha fatto qualche critica all'inizio ma poi gli è stato spiegato. Alcune critiche sono state fatte il pomeriggio quando la mattina Sport Lab, che è una società terza che fa i rilievi nei campi sportivi, aveva assegnato 5 stelle al campo con 93 punti su 95, Sarri invece diceva che il campo faceva schifo».
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Qualche aneddoto sulla Roma?
«Noi abbiamo lavorato a Trigoria e la persona più disponibile era Totti, così come prima di lui Conti o Giannini, erano persone di un altro spessore umano. Per quanto riguarda l'Olimpico: io ero a bordocampo quando la Roma vinse lo scudetto nel 2001, per-ché in tutte le partite c'è il nostro personale a bordo campo che fa servizio. Ero lì anche quando abbiamo giocato Roma-Liverpool in semifinale di Champions nel 2018».
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