IL ROMANISTA (S. MENICHINI) - Caro direttore, il Genius loci, lo spirito del luogo al quale credevano gli antichi romani, esiste davvero. L’ho visto coi miei occhi un sabato sera del giugno scorso, come una specie di nuvola rarefatta, trasparente eppure evidente, sospesa a mezz’aria più o meno tra la Curva Sud dell’Olimpico e la zona di centrocampo. Antonello Venditti stava lì, sul palco allestito appunto a centrocampo, cantando con Francesco De Gregori. [...]
E infine la leggerezza di poter cantare insieme senza tristezza, perché nel frattempo almeno in parte quella ferita è stata finalmente chiusa: in un altro stadio, piccolo, in un piccolo nobile paese al di là delmare. Ecco che cos’è, il Genius loci. Ed ecco che cos’è, l’Olimpico. Un luogo di sentimenti, di memoria, di dramma, palcoscenico della storia di una squadra che lì ha tanto perso e ha tanto vinto, ma anche il luogo delle vite dei padri, delle madri, dei figli, e dei figli dei figli. Un posto che ha un suo spirito, e non penso che questo spirito potrà mai traslocare da lì. Ora caro direttore, in un tempo ragionevole avremo, penso, uno stadio nuovo. [...]
Ora la gestione della famiglia Friedkin dimostra concretamente, a ogni tornante, di avere il coinvolgimento emotivo dei tifosi come una autentica priorità. La logica è capovolta, per quanto sia ovvio che sempre di una logica di business si tratta. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti, si misurano anche in moneta sonante oltre che in tensione positiva, passione e sostegno sportivo. Sono molto curioso di vedere come questa politica societaria si applicherà ora alla vicenda dello stadio. Perché appunto qui si tratterà di lavorare su una materia delicata come sono i sentimenti, i ricordi, le emozioni, le armi micidiali del Genio che ha eletto il suo tempio sotto Monte Mario. Lo scambio fra il sentimento e la comodità, l’efficienza e la forza economica di avere uno stadio nuovo di proprietà è logico, è facilmente comprensibile, è giustificato ed è già stato razionalmente accettato dalla tifoseria da diversi anni, ma potrebbe non bastare. La scommessa sarà riuscire a trasmettere il senso di una continuità famigliare, pur nel momento di un distacco, di un trasloco, di una separazione: un dilemma che sarà capitato a tanti di dover risolvere, nella propria vita privata. La Roma dei Friedkin ha già dimostrato di voler avere i romanisti sempre al proprio fianco, e credo che sappia che questa carta deve poter essere giocata, all’occorrenza, anche nella vicenda dello stadio di proprietà. [...]
In realtà, qualche giorno fa ho svolto un personalissimo ma accurato sopralluogo tra la stazione Tiburtina e l’ospedale Pertini, e ne ho ricavato che sì: va bene anche così, va bene anche lì. Anzi, l’area scelta dalla Roma e dal Campidoglio ha già ora alcuni vantaggi evidenti e altrettanto evidenti potenzialità, a cominciare da una leggera ma sensibile sopraelevazione naturale che garantisce un effetto scenografico potente, che per esempio si imporrebbe alla vista di chiunque arrivi a Roma in treno dal Nord. Anche queste cose hanno un valore. Chiaro, con tutto il rispetto per Pasolini e per i tanti romanisti di Pietralata: non abita da quelle parti alcun particolare Genius loci giallorosso, e obiettivamente non c’è molto di evocativo tra quegli sterrati che ricoprono antiche cave inesplorate. Ma come ci insegna José Mourinho, non bisogna vivere nel passato né fermarsi sul presente. Pietralata si farà, e sarà la casa della nostra passione. Solo, ogni tanto, quelli che avranno un’età per ricordarsi della lontana notte di coppe e di campioni andranno a versare una lacrimuccia davanti alla Palla, e sarà solo una cosa innocua e romantica.