«Abbiamo un'idea ma bisogna lavorare per capire come possiamo esprimerci al massimo». Già il giorno della presentazione, Mourinho sapeva come avrebbe giocato la Roma. Questi due mesi, iniziati il giorno dell'annuncio a sorpresa (4 maggio), gli hanno permesso di studiare la rosa e presentarsi ai calciatori con dettami tattici chiari e inequivocabili. E così, nonostante continui a nascondere la squadra (a tal punto che nemmeno ai media sarà concesso di assistere alle prime due amichevoli stagionali che non verranno neanche trasmesse dai canali social del club), gli sono bastati pochi giorni di ritiro per illustrare al gruppo l'idea di base sulla quale impostare la stagione.
Si tratta del 4-2-3-1, stella polare tattica che lo ha accompagnato nell'ultima avventura al Tottenham. Con Pellegrini (ieri confermato Capitano dal comunicato che annunciava il nuovo main sponsor) che sta lentamente recuperando dall'infortunio al flessore, le prime prove del trio offensivo hanno visto Zaniolo a destra, Mkhitaryan centrale ed El Shaarawy a sinistra, dietro a Dzeko
Mou ha già spiegato alla squadra (ieri a cena a Trigoria) che dovrà imparare ad essere camaleontica, a seconda dell'avversario e delle fasi di gioco. Per questo motivo vedremo la Roma in stagione passare spesso e volentieri dal 4-2-3-1 ad una sorta di 3-2-5 in fase offensiva. I tre dietro non saranno tre difensori ma lo Special One prevede che possa abbassarsi in mezzo ai due centrali uno dei due mediani (l'indiziato, quando arriverà, è Xhaka, l'alternativa è Cristante che ha svolto il ruolo già con Fonseca), alzando contemporaneamente i due terzini in ampiezza.
(Il Messaggero)