Che derby sarà? Intanto, un altro derby mutilato. E la speranza che sia davvero l'ultimo. Partite come questa, sottratte ai boati dei corpi e delle gole, sono povera cosa, al di là degli obiettivi residui che insistono di qua e di là.

L'iniziativa della Roma, il tutto esaurito virtuale, la dice lunga sulla smania di esserci. Sarà, in qualche modo, il primo derby di José Mourinho, e comunque del suo ingombrante fantasma.  Lo vediamo in questi giorni gingillarsi con i social, con tutte le più aggiornate tecnologie di cui dispone; studia giocatori, posture, tattiche e combinazioni. Tutto vero, ma quello che sta attivando Josè, in realtà, è altro. La specialità dello Special. Sta entrando nella sua trance preferita, quella agonistica. Nell'ultima sfida da consumare, per uno che vive di sfide, che se le inventa anche là dove non ci sono, in attesa di entrare nella testa dei giocatori (in quella dei tifosi, a quanto pare si è installato alla grande dal primo secondo dopo l'annuncio) e quella dei nemici.

Di qua del mondo Mou che invade Roma e la Roma, registriamo stasera gli ultimi battiti di una crisalide mai diventata farfalla. Lo si è visto a San Siro, e non solo nella disposizione tattica della squadra, Paulo Fonseca è già a distanze siderali da una storia nella quale ha messo una passione totale, senza mai saperla comunicare fino in fondo. Una Roma, di fatto, già consegnata al suo dirompente successore che, sembra chiaro, nella testa del suo connazionale dalla faccia malinconica, è entrato dalla prima telefonata che gli ha fatto. Se devo focalizzare un argomento, pensando al derby di stasera, è nell'addio del portoghese di scarto in attesa di quello da celebrare. Che sia un addio adeguato alla persona. Dzeko e compagni devono regalare a Fonseca, insieme al primo derby vincente, la possibilità che si merita: andarsene lasciando un buon ricordo di sé. Il lieto fine non c'è stato. Ci sia almeno una fine dignitosa

(Corsport - G. Dotto)