Notificato nella giornata di ieri il deferimento per Claudio Lotito, Ivo Pulcini e Fabio Rodia, rispettivamente presidente, responsabile sanitario e medico sociale della Lazio. Deferita anche la società stessa, per responsabilità diretta e oggettiva in merito alla «mancata osservanza dei protocolli sanitari» emersa dal caso tamponi.
Nell'occhio del ciclone ancora il supposto mancato rispetto dei protocolli anti-Covid, e nello specifico i tamponi del 26 ottobre 2020, effettuati dal laboratorio Synlab - 8 positivi non comunicati prima di Bruges-Lazio -, quelli del 2 novembre - prima del match con lo Zenit, 8 positivi non comunicati - e quelli del 30 ottobre, prima di Torino-Lazio - 3 i positivi in quel caso -.
La Procura evidenzia anche la violazione del protocollo anti Covid della Figc per «aver consentito o, comunque, non aver impedito a 3 calciatori di svolgere, con il restante Gruppo Squadra, l’intero allenamento della mattinata del 3 novembre, nonostante la loro positività ai tamponi Uefa del 2 novembre fosse nota al dottor Rodia». E poi c’è la presenza in campo di Ciro Immobile. Lotito è accusato infatti di «non avere sottoposto all’obbligatorio periodo di isolamento di almeno 10 giorni, a far data dal risultato del tampone del 26 ottobre 2020 (...), un proprio calciatore utilizzato nell’incontro Torino-Lazio del 1° novembre 2020». Stessa contestazione per la presenza di un calciatore «nella distinta-gara dell’incontro Lazio-Juventus dell’8 novembre». Intorno a queste situazioni si muovono anche le contestazioni a Pulcini e Rodia.
Le sanzioni variano in base alla gravità della violazione. Si parte dall’ammenda, quindi penalizzazione di punti, retrocessione ed esclusione dal campionato.
(gasport)