IL TEMPO (T. CARMELLINI) - La Roma si butta via a Benevento. Spreca una grande occasione per rispondere alle dirette inseguitrici e torna a casa con un solo punto: poco per quello che sarebbe servito in questo momento. Così si riprende il terzo posto in solitaria ma di misura e alla vigilia dello scontro diretto con il Milan in programma domenica prossima: partita impossibile da sbagliare a questo punto. Eppure fin qui la Roma non aveva mai sbagliato contro una piccola. Ma Inzaghi è stato bravo a preparare la partita, a bloccare la Roma, farla sbattere contro il suo muro difensivo sempre compatto e costringerla all’arrembaggio finale finito in maniera sterile non senza tensione con un episodio a tempo scaduto che poteva cambiare tutto.
Ci ha pensato la Var a rimettere tutto a posto perché vincerla così forse sarebbe stato per certi versi troppo. Alla fine giusto così, perché non basta tenere il pallone tra i piedi per vincere le partita, non basta avere un gruppetto di titolari per garantire la stessa qualità sempre. Stavolta il gioco giallorosso non decolla, la Roma è troppo prevedibile e non bastano due tiri in porta in novanta minuti (il secondo al novantesimo) per porta via l’intera posta. Due alibi a disposizione di Fonseca che comunque in questa occasione ha le sue responsabilità: aspetta troppo a fare i cambi mentre la sua Roma sbatte sul Benevento e a un certo punto le sue sostituzioni sono sembrate quelle di un tecnico in bambola. Primo alibi una difesa in emergenza devastata da infortuni che ha costretto il tecnico a inventare e a mettere dentro Fazio per la prima volta quest’anno: un giocatore fuori dal progetto che i tifosi della Roma non rimpiangeranno.
Eppoi le gambe: perché l’impegno del giovedì in coppa pesa eccome. Il Napoli e il Milan che avevano due impegni più «corposi» alla Roma è andata leggermente meglio forse solo perché giocava con il Benevento. Alibi certo, ma dai quali non si può prescindere nel fare un bilancio corretto. Detto questo resta la pochezza di un gruppo che ogni volta sembra essere sul punto di svoltare, ma poi sbaglia l’occasione e si ritrova piccola piccola. A questo va aggiunta la serata «no» di alcuni elementi fondamentali: un passo indietro per Villar meno lucido e preciso del solito che a tratti sembra innamorato del pallone (difetti di gioventù... speriamo). Discorso simile per capitan Pellegrini che non è riuscito a portare i suoi oltre l’ostacolo come dovrebbe fare un vero condottiero. Eppoi c’è l’empasse offensiva, perché questo dualismo Dzeko-Mayoral non sembra portare a molto. Ora fare tesoro di questa esperienza e pensare subito al futuro: giovedì all’Olimpico arriva il Braga per continuare a sognare in Europa prima della sfida al Milan. Uno scontro con una «big» che stavolta la Roma non può sbagliare.