Trent’anni senza l’Ingegner Dino Viola

19/01/2021 alle 09:09.
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GLIEROIDELCALCIO.COM (F. GIOVANNONE) – Ci sono eventi che non ho mai dimenticato. Ci sono eventi che mi rimandano al ricordo preciso del momento e del luogo in cui sono venuto a conoscenza di quel particolare accadimento. È il primo pomeriggio del 19 gennaio del 1991, e questo è proprio uno di quei momenti, che ancora rimangono scolpiti nella mia memoria. Mi trovavo come accadeva spesso insieme al mio inseparabile amico del cuore, abitavamo nello stesso palazzo di una periferia di Roma, ed eravamo insieme nella piccola ed angusta cucina di casa sua a vedere la TV, lo ricordo bene, e sul televideo scorreva la notizia della scomparsa dell’Ingegner Dino Viola, il grande Presidente della Roma che ebbe nel 1983, tra le altre cose, il grande merito di riportare lo scudetto del pallone nella capitale, sponda giallorossa. (...) Dino Viola non era romano e romanista in purezza, ma la sua storia è così bella, straordinaria e romantica da farlo divenire a pieno titolo, nell’immaginario collettivo dei tifosi giallorossi, un romano e romanista tra i più grandi di sempre. Dino Viola, Adino all’anagrafe, nacque ad Aulla nella Lunigiana, piccola località della provincia di Massa-Carrara, ma venne spedito dalla famiglia a studiare a Roma sin dalla sua prima adolescenza. (...) Il ragazzo divenne sin da subito un appassionato tifoso, ma nel tempo quell’amore così forte verso i colori della Roma si incontrarono anche con la sua grande ambizione, tramutandosi in qualcosa di più: mai nascose infatti di aver sempre avuto il desiderio di diventare un grande imprenditore industriale, soprattutto per comprare la Roma e diventarne il Presidente. (...) La sua presidenza alla Roma fu caratterizzata da stagioni ricche di soddisfazioni e successi: tra l’estate del 1979 e il 19 gennaio 1991 – giorno della sua scomparsa – Dino Viola riuscì a portare nella capitale uno Scudetto e ben quattro Coppe Italia (addirittura cinque, se consideriamo anche quella del ’91, arrivata pochi mesi dopo la sua morte, quando la società venne traghettata dalla moglie, signora Flora, verso la sfortunata e controversa nuova proprietà di Giuseppe Ciarrapico). Rimane da menzionare ovviamente la sfortunata e maledetta finale di Coppa dei Campioni del 1984 persa col Liverpool, che rimane ancora oggi la vetta più alta mai raggiunto in ambito europeo nella storia della società giallorossa. (...) Dino Viola operò un vero e proprio cambio di paradigma nel mondo del calcio italiano. In quel periodo nessuno riuscì a mettere in discussione la leadership della di Agnelli, fatta eccezione appunto la società giallorossa. La Roma sotto la sua guida divenne in poco tempo la rivale principale dei bianconeri, a cui contese il titolo per diversi anni. Nonostante la grandezza della sua figura anche il grande Presidente Viola non fu esente delle contestazioni dei tifosi nei periodi in cui la squadra andò male. Ricordo per esperienza diretta come dalla si innalzò in alcune circostanze l’ingrato coro “Viola Dino bagarino!”, una ferita che rimase aperta per diverso tempo nel cuore del Presidente. Ma come in tutte le grandi storie d’amore qualche screzio può esserci, specie nei lunghi sodalizi, ma il sentimento se c’è, ed è autentico, rimane comunque intatto. Anche la storia di Viola ha una valenza diversa oggi se la guardiamo con gli occhi della storia, e non con quelli della cronaca con cui si fece all’epoca, con cui si guarda in genere nella contemporaneità. (...)

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