Quando ero piccolo, negli anni ’70, e usciva il calendario della serie A, la prima cosa che andavo a guardare erano le due date dei derby. Non lo so perché, ma qualunque giorno fossero non mi andava mai bene, scrive lo scrittore Sandro Bonvissuto sulle colonne del quotidiano. Il problema alla data giusta trovò soluzione negli anni 80, quando invece il confronto non lo giocammo quasi mai, perché loro non c’erano. La cosa migliore era comunque vedere la partita allo stadio Olimpico, un luogo capace di spazzare via ogni incertezza e mostrare il volto più inevitabile di quell’incontro. Quando invece non potevamo andare allo stadio mio padre mi caricava in macchina e mi portava a fare il giro del Grande Raccordo Anulare. Era l’unica cosa da fare, diceva. Ascoltavamo la partita per radio, e ogni derby erano due giri di Raccordo. Completi. Dalla zona della Magliana subito a nord verso l’Aurelia. Solo la radio parlava nell’abitacolo, che era un’ampolla piena di tensione. Oggi, con lo stadio vuoto, senza cori, con l’obbligo di stare a casa, davanti a questo nuovo calcio senza tifosi, davanti a questo primo derby da telefonino, non c’è altro da fare che riprendere il Grande Raccordo Anulare con mio padre per girare e girare.
(La Repubblica)