La festa vissuta in playback nel calcio giocato senza gravità

16/01/2021 alle 11:03.
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Se un marziano a Roma fosse arrivato ieri sera avrebbe pensato di aver sbagliato rotta e destinazione. [...] L'avrebbe vista svuotarsi progressivamente: rallentato e poi fermo il flusso di sangue nelle sue arterie. Fino al cuore, che s'immaginava pulsante, invece ecco lì, quel contenitore di energia e di emozioni, lo stadio Olimpico. Batte, ma è silenziato. Ci sono le luci, ma non le voci. Gli effetti dell'elettronica non eguaglieranno mai quelli, davvero speciali, della gente.

Ci siamo abituati a questo calcio sterilizzato, abbiamo visto altri derby (a Milano, Torino, Genova), ma non questo, che non si era mai giocato dall'avvento della pandemia. Ne soffre più degli altri, perché Roma senza clamore, fragore, livore, non è Roma: togli l'eccesso e le annulli l'identità. Lo speaker prova a riprodurre l'entusiasmo e perfino la faziosità [...]. L'inno cantato senza il coro che lo segue e lo amplifica è un'esibizione in playback: se niente può fallire per che cosa trepideremo? [...]

Sul primo gol ogni cosa accade in una diversa dimensione. il doppio errore (prima Smalling poi Ibanez) avviene anche perché non c'è il sospiro d'ansia del pubblico che soffia fino alla schiena dei difensori, ad avvertire dell'avversario in agguato. L'autore del gol, Immobile, non ha una patria in festa verso cui correre e cerca una telecamera. Nell'aria non ci sono né gioia, né disperazione, né rimproveri, né sfottò. Senza la Nord e la Sud scompaiono i poli e i riferimenti. È, non soltanto agli occhi del marziano, un calcio senza gravità, in ogni possibile senso: galleggia nell'atmosfera e non lascia strascichi. [...]

(La Repubblica - G. Romagnoli)