All'interno della famiglia Friedkin il volto di prima linea nella gestione degli affari calcistici sarà quella del figlio Ryan, sulla falsariga di quanto accade all'Inter con Zhang Junior. Ha una laurea in amministrazione aziendale con specializzazione in marketing, e ha fatto pratica nel settore della private equity ad Austin, sempre in Texas. Ma è nel mondo del cinema che ha mosso i suoi primi pass a fianco del padre. Dan ha fondato la 30 West, l'azienda familiare che investe nel campo dei media; Ryan è stato negli ultimi anni il responsabile della Imperative Entertainment dalla sua base di Santa Monica. Insieme i due hanno prodotto film di grande successo commerciale, come The Mule con Clint Eastwood (175 milioni di dollari di incassi) e altri di rilevanza critica, come lo svedese The Square, vincitore della Palma d'Oro a Cannes, e sono riusciti ad entrare nel pacchetto di 200 milioni di dollari di finanziamento che la Apple ha garantito al prossimo film di Martin Scorsese con Bob De Niro e Leo Di Caprio che vedrà la luce nel 2021.
Alle spalle di tanta capacità finanziaria c'è la Gulf State Toyota: una corazzata di 158 concessionarie in cinque stati nel sud degli Usa, il cui fatturato annuo è raddoppiato negli ultimi dieci anni a quota 11 miliardi, con 300.000 auto vendute nel 2019.
Lo stesso Dan si è lanciato nella sua prima regia con The Last Vermeer, storia del mercante d'arte olandese Van van Meegeren che riuscì a vendere quadri falsi ai capi nazisti. Il film ha debuttato in un paio di festival l'anno scorso, ma l'uscita in sala è ora sospesa per via del lockdown da virus. Tutti questi precedenti aggiungono attesa per l'arrivo di Ryan Friedkin a Roma. Il giovane rampollo giunge sulla scena di una Cinecittà rinvigorita dall'apertura di Netflix nella capitale italiana, e con il possesso di AS Roma, una società che negli Usa è considerata ampiamente sotto utilizzata finora dal punto di vista dell'immagine.
(Il essaggero9