IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Roberto Mancini avrà ammirato. Così come, più da vicino, Paulo Fonseca. Lorenzo Pellegrini accontenta tutti e oggi merita queste attenzioni, se non altro per la crescita che ha dimostrato di aver fatto nelle ultime stagioni. Lo guardi giocare e ti accorgi che davanti hai un calciatore di spessore. Si è ripreso la Roma in un attimo, ripiazzandosi al centro della squadra, entrando nel vivo di ogni azione spericolata. Lorenzo mancava da quasi due mesi, l’ultima partita a Lecce, lo scorso 29 settembre: al suo posto ha gicato l’ottimo Pastore e forse l’ultimo infortunio dell’argentino lo ha aiutato, accelerando il suo processo di reinserimento tra i titolare. Con Javier a disposizione, forse, Lorenzo avrebbe cominciato dalla panchina. Invece niente, eccolo, e quei due mesi sembravano non essere esistiti.
MOVENZE - I suoi movimenti tra le linee, le sue idee, la sua predisposizione all’assist è aiuto alla squadra. E il tutto senza somigliare - come succede ad esempio a Zaniolo - per forza a qualcuno, forse questa è la sua forza, la sua differenza, il suo valore. A chi somiglia Lorenzo Pellegrini? Boh, a Lorenzo Pellegrini. Ieri, il numero 7 è stato subito decisivo: suoi i corner del vantaggio di Smalling e della rete di Dzeko. L’uscita dal campo, al 27esimo della ripresa, è stata accompagnata dall’ovazione. La gente vuole bene a questo ragazzo romano, discreto e mai sopra le righe, umile e non sbruffone. Totti lo ha eletto a suo erede, lui ha voglia di portare avanti questa missione. Ma per non rischiare il contrario, ha bisogno di rive- dere il contratto e annullare una clausola che oggi è il vero fardello sul suo futuro: solo 30 milioni. Ecco, il rischio è alto. Ma pare che sia il calciatore sia il club, al di là di chi sarà la proprietà, abbiano intenzione di venirsi incontro. Non si disperdano i talenti, specie a basso costo.