LEGGO (F. BALZANI) - C'era una volta Cengiz Under, detto Cencio. L'attaccante turco arrivato a Roma dall'Istanbul Basaksehir che in pochi mesi aveva attirato le attenzioni di Bayern Monaco e Arsenal e fatto innamorare i tifosi giallorossi. Poi sono arrivati gli infortuni muscolari e di Cencio sono rimaste solo fugaci apparizioni e polemiche politiche. Appena quattro le gare dal primo minuto in tutto il 2019, tre per più di un'ora (con Sassuolo, Genoa e Lazio) di cui solo una conclusa al 90'. L'unica in cui è riuscito a segnare ovvero all'esordio stagionale con l'ormai ex squadra di Andreazzoli.
L'odissea è iniziata il 19 gennaio col Torino con quella che sembrava una banale (si fa per dire) lesione muscolare al retto femorale. Un infortunio che necessita, a seconda del grado di gravità, 20-30 giorni di recupero. A Under ce ne sono voluti oltre 60 per riaffacciarsi in campo. Il motivo? Probabilmente una ricaduta in allenamento causata da un eccessivo carico di lavoro. Fatto sta che il turco è tornato tra i titolari il 20 aprile con l'Inter. Una prestazione scialba che aveva convinto Ranieri a tirarlo fuori a fine primo tempo e a riproporlo dal primo minuto solo col Sassuolo il 18 maggio. Le presunte offerte dei club europei si erano dissolte così Under era stato costretto a rimanere nella capitale. L'inizio stagione sembrava promettente grazie al gol al Genoa, poi lo stop in nazionale: lesione al bicipite femorale. Un mese di stop che sono diventati di nuovo quasi due visto che l'infortunio è arrivato il 5 settembre. Under ieri ha svolto di nuovo lavoro individuale e al massimo potrà andare in panchina domenica col Milan. Visto l'andazzo Fonseca non lo rischierà. Il bilancio di quasi 10 mesi di questo 2019 recita: 353 minuti (meno di 4 partite intere) e un solo gol.
L'unico momento in cui Cengiz ha fatto parlare di sé è stato l'undici ottobre quando ha pensato (male) di postare una foto in cui esultava col saluto militare in maglia giallorossa corredata da bandiere turche. Proprio in quelle ore le truppe di Erdogan invadevano la Siria e iniziavano i raid contro i curdi. I tifosi hanno riempito di insulti la sua bacheca Twitter, il caso è diventato nazionale. Il club ha preferito non parlarne. Lo ha fatto Fonseca qualche giorno dopo con toni piuttosto duri: «Non rivelerò quello che ci siamo detti all'interno della squadra, però posso dire che calcio e politica sono due cose ben distinte e separate che non devono neppure entrare nella stessa casa. Non mi piace mischiare questioni politiche con la nostra professione».