LAROMA24.IT - Il successo ottenuto dalla Roma contro il Milan rilancia i giallorossi in classifica con la zona Champions lontana solamente un punto dai giallorossi. Sulle pagine de La Gazzetta dello Sport Andrea Di Caro sottolinea l'importanza del successo romanista alla luce dei numerosi infortuni che hanno afflitto la rosa di Fonseca: "Complimenti a Fonseca per essere riuscito, nonostante la quantità industriale di sfiga, a tenere la Roma nelle zone alte: quinta a -1 dal Napoli e a +1 sulla Lazio che ha vinto a Firenze. Nel finale di gara ieri la formazione, complici i tre cambi effettuati, era diventata davvero improbabile". Dello stesso avviso anche Massimo Caputi su Il Messaggero: "Il successo della Roma sul Milan ha un peso notevole, che va oltre la classifica. Si dice che la bravura di un allenatore venga fuori nella gestione dei momenti difficili. Considerando l’ evidente precarietà, le risposte sono state più che positive. Fonseca si è inventato Mancini a centrocampo, ha dato fiducia (ben ripagata) a Pastore e, soprattutto, dopo la brutta gara di Genova, la squadra ha ritrovato lo spirito giusto". Tiziano Carmellini de Il Tempo sottolinea invece lo spirito messo in campo dalla squadra di Fonseca: "A Fonseca riesce il miracolo nonostante abbia chiuso la gara con Santon, Antonucci e Cetin in campo: tre che all’inizio della stagione avrebbero faticato a trovare un posto forse anche in panchina. Invece il povero portoghese continua ad inventare e fare di necessità virtù, insiste nel professare il suo calcio, a spostare uomini qui e la (Mancini in mediana è ormai un must aspettando il rientro di un centrocampista titolare) e a crederci. La cosa è che il suo gruppo ci crede forse anche più di lui, lo segue senza mai dire no e si sta iniziando a prendere delle soddisfazioni".
LA GAZZETTA DELLO SPORT (A. DI CARO)
Con la lista degli indisponibili di ieri la Roma poteva formare una intera squadra (Zappacosta, Cristante, Diawara, Pellegrini, Under, Kluivert, Mkhltaryan, Kalinic, più Spinazzola a partita in corso). Complimenti a Fonseca per essere riuscito, nonostante la quantità industriale di sfiga, a tenere la Roma nelle zone alte: quinta a -1 dal Napoli e a +1 sulla Lazio che ha vinto a Firenze. Nel finale di gara ieri la formazione, complici i tre cambi effettuati, era diventata davvero improbabile. Quale miglior occasione contro la RomaHospital per il Milan? I giallorossi invece hanno ampiamente meritato di vincere trascinati da Dzeko e Zaniolo. Già, Zaniolo... Se l'effetto della stonata uscita in tv di Fabio Capello («Esposito, adesso non fare come Zaniolo...») è questo, la Roma farà bene a chiedere all'ex tecnico del terzo scudetto di insistere. Lo avesse avuto ieri il Milan uno con la gamba, la corsa e i colpi secchi di Zaniolo, invece degli interpreti vaporosi visti all'Olimpico. La quantità di palle perse dai rossoneri è stata impressionante: imbarazzante quella che ha portato al 2-1 giallorosso. In settimana prima Maldini e poi - un po' maldestramente - Pioli hanno gonfiato il petto dicendo che il Milan non pub aspettare 10 anni per tornare a vincere. Una polemica tra vertici societari trasferita all'esterno. Ma chi se non Maldini negli ultimi due anni e Boban in questa stagione ha avuto il compito di costruire un Milan credibile? Se questo gruppo, costruito con pochi fondi ma anche molto male, fa acqua da tutte le parti, i primi responsabili sono loro.
CORRIERE DELLO SPORT (I. ZAZZARONI)
Un'occhiata al turno post-coppe. La Juve l'ha aperto pareggiando a Lecce dove nel primo tempo sembrava di assistere a una partita tra una squadra di A e una di B (troppo evidente la superiorità tecnica dei campioni: non me ne vogliano i leccesi che hanno un grande allenatore e coraggio e personalità da salvezza). Subito dopo, l'Inter di Lukaku e Lautaro ha rischiato di perdere col Parma che in trasferta sfrutta al meglio le caratteristiche dei suoi contropiedisti. A Ferrara, il Napoli, che ne ha sostituiti tre più il portiere rispetto al trionfo di Salisburgo, ha prodotto il massimo sforzo proprio nel secondo tempo dominando il gioco senza tuttavia riuscire a sorpassare i pullman di Semplici. E l'Atalanta, che ne aveva presi cinque il martedì, ne ha fatti 7 all'Udinese (in dieci) la domenica per un differenziale da record. Non è tutto: la Roma, ridotta ad Amata Brancaleone (7 fuori per infortunio più lo squalificato Kluivert) e con il fuoriclasse in maschera, con soli due giorni di riposo è riuscita a battere il Milan "no Europe" portandosi a un punto dal Napoli. Infine la Lazio, cinque cambi rispetto a Glasgow, per 95 minuti ha giocato ai ritmi imposti da una Fiorentina che da settimane ha trovato l'equilibrio reale e l'ha addirittura battuta nel finale. Si rende necessario uno scatto: dobbiamo cominciare a ragionare da Grandi Evasori dell'eurotassa mentale e lottare contro i luoghi comuni. Basta con i "si gioca troppo": dopo sedici anni di Champions con la formula minimo 6 (partite) massimo 13, le società hanno tutto il tempo, le risorse e il know how per studiare la stagione e allestire organici in grado di affrontare una cinquantina di impegni.
IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
In un turno che appariva scontato, i pareggi contemporanei di Juve, Inter e Napoli oltre a regalare l’effetto sorpresa, aprono nuovi scenari. Senza Cristano Ronaldo e con de Ligt sempre più oggetto misterioso, la squadra di Sarri sembra specchiarsi in se stessa, mancando di quel cinismo che è sempre stato un marchio di fabbrica. Conte, sempre più smanioso, ha scoperto che il mercato non ha rafforzato l’Inter per competere adeguatamente. Ancelotti cambia e alterna i suoi uomini, con l’unico risultato di un Napoli che proprio non decolla. Le facce più convincenti e sorridenti della giornata sono senz’altro quelle di Atalanta, Roma e Lazio. Fragile in Champions, la squadra di Gasperini è ormai una certezza in campionato. Parlare di scudetto è avventato, ma non prenderla sul serio sarebbe un grave errore. Il successo della Roma sul Milan ha un peso notevole, che va oltre la classifica. Si dice che la bravura di un allenatore venga fuori nella gestione dei momenti difficili. Considerando l’ evidente precarietà, le risposte sono state più che positive. Fonseca si è inventato Mancini a centrocampo, ha dato fiducia (ben ripagata) a Pastore e, soprattutto, dopo la brutta gara di Genova, la squadra ha ritrovato lo spirito giusto. Concentrata, aggressiva e disponibile al sacrificio in ogni zona del campo, la Roma può contare poi sulla forza e il talento di Dzeko, bomber, rifinitore e capitano a tutto tondo, e di Zaniolo, purosangue di razza. Tutta la gara e in particolare il caparbio finale, sono la fotografia di una Lazio che ha voluto e saputo reagire alle amnesie ai passi falsi delle precedenti partite. Immobile ha firmato un successo fondamentale per il rilancio biancoceleste. Alla Lazio di Inzaghi servono ora continuità e voglia di osare.
IL TEMPO (T. CARMELLINI)
La Roma va! Con il cuore, con la voglia, contro tutto e tutti nonostante una lista interminabile di infortuni alla quale anche ieri si è aggiunto un altro nome, quello di Spinazzola. Ma la squadra lotta, va in vantaggio con Dzeko, poi non chiude quando ne avrebbe occasione (sbagliano prima Pastore, poi Smalling), quindi soffre, subisce il pari del Milan ma alla fine rialza la testa e sotto gli occhi del ex Capitano Totti. per la prima volta in tribuna quest'anno, vince meritatamente la partita coi rossoneri. I giallorossi dopo questo successo si ritrovano quinti a un punto dal quarto posto occupato dal Napoli di Ancelotti. Contro il Milan si è rivisto un Olimpico formato grandi occasioni e la squadra ha risposto presente, giocando meglio dei rivali e meritando questi tre punti fondamentali che arrivano dopo 38 giorni dall'ultimo successo sul prato di casa. E non solo, perché la Roma torna a vincere dopo quattro pareggi consecutivi e a segnare più di un gol dopo sei partite nelle quali non era andata oltre una segnatura. A Fonseca riesce il miracolo nonostante abbia chiuso la gara con Santon, Antonucci e Cetin in campo: tre che all’inizio della stagione avrebbero faticato a trovare un posto forse anche in panchina. Invece il povero portoghese continua ad inventare e fare di necessità virtù, insiste nel professare il suo calcio, a spostare uomini qui e la (Mancini in mediana è ormai un must aspettando il rientro di un centrocampista titolare) e a crederci. La cosa è che il suo gruppo ci crede forse anche più di
lui, lo segue senza mai dire no e si sta iniziando a prendere delle soddisfazioni. Lo fanno con un Pastore ritrovato (sbaglia qualcosa ma a tratti è devastante), con Dzeko che continua a segnare anche da mascherato e con Zaniolo uscito trai crampi e applausi pechè di nuovo in rete (nono gol in giallorosso e nono sigillo all'Olimpico: secondo consecutivo). Ma molto di tutto questo è stato possibile grazie a un giocatore che si vede meno, che fa tanto lavoro sporco e che sta facendo tutta la differenza del mondo: Veretout. Il francese è ormai il padrone del centrocampo giallorosso a volte sembra lo Strootman dei tempi migliori per la capacità che ha di ripulire palloni, di dare ordine e tempi alla squadra, ma
anche di chiudere quando le cose si mettono male: insomma sembra ovunque. Ora c'è da recuperare le forze e fare i conti di nuovo con l'infermeria (oggi si capirà l'entità dello stop di Spinazzola), perché tra tre giorni c'è una trasferta a Udine per la quale servirà il contributo di tutti per continuare a correre verso la zona Champions.