GLIEROIDELCALCIO.COM (Federico Baranello) – Agostino Di Bartolomei… il Capitano di una generazione di romani e romanisti. Una storia bella e tragica in un calcio diverso dall’attuale, in un mondo diverso da oggi. È inevitabile, il tempo cambia tutto. Tutto… si tutto ma non l’amore di Roma verso colui che ha dimostrato attaccamento, rispetto e abnegazione, forse anche nel suo ultimo tragico gesto.
Ariele Vincenti decide, prendendosi un rischio e una responsabilità enorme, di portare questa storia e di raccontare questo amore a teatro, al Ghione. “Il teatro deve recuperare quell’antica funzione di raccontare”, ci dice un soddisfatto e orgoglioso Vincenti, “e la storia di Agostino permette di raccontare un tempo a me caro, fatto di partite di calcio interminabili e ginocchia sbucciate in modo perenne. Una vita di quartiere, con cui sono cresciuto, e che ora non esiste. Raccontare di Agostino significa trasmettere i suoi valori, significa trasmettere dei messaggi importanti e veri quali rispetto, serietà, abnegazione…Agostino consente questo: ri-dare al teatro la sua vera funzione. Agostino è la giusta ispirazione per veicolare i suoi valori proprio per ciò che rappresenta…”. [...]
Dallo spettacolo emergono le caratteristiche tecniche e personali di Agostino, calciatore elegante nella sua movenza, ma anche la sua lealtà. Qualità e doti che ne hanno fatto un calciatore molto diverso dallo stereotipo classico: riservato, silenzioso, colto, rispettoso di tutto e tutti… le sue mani sempre dietro la schiena mentre si rivolge al Direttore di Gara di turno. Mai banale… “Arrivare in porto con il vessillo” è una frase che solo un condottiero colto forte e leale può pensare e pronunciare… una frase scritta sui muri di Roma”, dice Vincenti durante lo spettacolo. Agostino non effettua mai una giocata appariscente a scapito di un passaggio semplice ma funzionale, pensando sempre al bene della squadra, al compagno meglio piazzato: quando si dice che “si gioca al calcio così come si è nella vita”. [...]