(...) Tenendo conto del peso specifico che il calcio vanta a Roma, se davvero Francesco Totti lasciasse il club giallorosso sarebbe un altro saccheggio – stavolta emotivo – per una Capitale già immalinconita dall’addio di De Rossi. Una cosa è certa: mai dal periodo in cui subiva le lusinghe del Real Madrid l’ex capitano è stato così vicino a lasciare la Roma, rischiando d’interrompere una storia lunga 30 anni.
Ed è per questo che la proprietà da parte sua – che gli ha offerto il ruolo di direttore tecnico – sta facendo il possibile perché tutto questo non si realizzi, anche se ieri si è trovata spiazzata dal messaggio inquietante che Totti ha lanciato via social: «In questo momento vengono dette e scritte tante parole, cercando di ipotizzare i miei pensieri e le mie scelte. A breve il mio punto di vista nella giusta sede...». (...) L’offerta da parte del ceo Guido Fienga del ruolo di d.t. sembrava l’«happy end», invece le cose per il momento sono andate in maniera diversa. Totti vuole che la qualifica sia «riempita» di reale operatività, quella che – a suo dire - è ancora mancata negli ultimi tempi.
Due esempi su tutti. Pur stimando professionalmente sia il nuovo allenatore Paulo Fonseca che il nuovo d.s. «in pectore» Gianluca Petrachi, Totti ritiene di non essere stato veramente coinvolto nelle scelte. (...) Il senso del malumore di Totti è chiaro: se mi volete, almeno sul mercato il mio parere deve contare. (...) Petrachi tra l’altro ha telefonato all’ex capitano per manifestargli il suo desiderio di lavorare con lui, ma adesso è da capire se lo stesso Totti si sente in grado di ricoprire un ruolo pesante che, davanti a scelte magari sbagliate – come può capitare a tutti – gli facciano magari perdere l’universale consenso che ricopre agli occhi del tifo. (...)
(gasport)