La Roma del futuro. “Noi, donne e atlete, ancora escluse dal professionismo”

25/06/2019 alle 22:59.
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ILPAESESERA.IT (E. MENGHI) - Vicine, ma non ancora lì. «Ad un passo da quello che sognavamo, lo vedi là, ci stai dentro ma ancora non ci stai. Lo vedi quasi realizzato, manca poco, ma capisci che forse manca ancora tanto. Non so spiegare questa sensazione». Valentina si fa capire con gli occhi, con quella grinta che ha nei guantoni quando scende in campo, ma che va anche oltre.[..]  Ѐ un altro il tema che le sta a cuore e per cui combatte, assieme alle sue compagne della squadra femminile della AS Roma e a tutte le atlete in generale: «Possiamo solo essere professionali e professioniste». Aspettando il professionismo.

Già, perché Valentina Casaroli fa la calciatrice di professione ma per le istituzioni è una dilettante. [..]  «Si inizia a vedere un cambiamento. Da come veniamo riconosciute, da quello che le società investono su di noi. Ma siamo distanti da quello che potremmo classificare come lavoro, siamo lontanissime dal calcio maschile. Lo facciamo a tempo pieno, ma non ci darà da vivere a lungo se le cose non cambiano». Lei è Federica Di Criscio e punta ragionevolmente i riflettori sul futuro. Perché la carriera calcistica dura poco, a 35 anni si è già “vecchie” per correre dietro un pallone, ma giovani per tutto il resto.

Quel giorno in cui dovranno smettere col pallone non avranno un tesoretto da parte da cui attingere aspettando di reinventarsi con un’altra carriera. Non guadagnano i milioni dei professionisti uomini, il massimo salariale annuale (il minimo non esiste) previsto per una dilettante è pari circa al 10% di un giorno di stipendio di al . Trentamila euro lordi l’anno, secondo lo scomodo tetto italiano. Una top player guadagna quanto un impiegato, nulla di male se lo sport non avesse vita tanto breve.

La soluzione? «Da fuori – suggerisce Casaroli non devono vederci come donne, ma come atlete. Noi non siamo come gli uomini, non lo saremo mai. Nessuno vuole mettere il calcio maschile a confronto con quello femminile: dobbiamo ritagliarci un ruolo tutto nostro». I rituali da spogliatoio quelli sono universali: Giada Greggi quando entra in campo saluta sempre, Flaminia Simonetti si fa il segno della croce, Federica Di Criscio è l’ultima ad uscire dagli stanzini. Tutte tengono molto all’ordine d’ingresso sul terreno di gioco. Lì hanno costruito la loro vita, senza sentirsi al sicuro. Per passione, con coraggio. [..]

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