IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Eppure ci ha provato, questo non si può certo negare. Ci ha provato credendoci davvero, e in fondo i risultati quasi gli stavano dando ragione, basti pensare al pari beffa di Genova e a quel 2-2 in casa con la Fiorentina, e guardiamo oggi come sono i ridotti i viola, e il gioco Champions era fatto. Claudio Ranieri ha anche creduto di poter rimanere nella sua Roma e lo si è capito il giorno in cui aveva sorriso e ringraziato l'interlocutore che, in sala stampa durante la conferenza, lo aveva inserito nella lista dei pretendenti per la panchina della Roma nella prossima stagione. Pian piano, Claudio, ha capito che non c'era spazio per lui come allenatore (il dirigente non lo vuole fare, almeno per il momento) e ha cambiato atteggiamento.
IL SIR ARRABBIATO - Anche lui - con la consueta classe e signorilità - ha puntato il dito sulla società, che mai ha speso una parola per lui in questi mesi. E parliamo di uno che qualche giorno fa, sfidando la pioggia, si è messo a dare spiegazioni ai tifosi fuori Trigoria (chi glielo ha fatto fare, visto che tra poco se ne andrà?). Le frecciatine non sono mancate (il «testa grigia» regalato ai tifosi, con riferimento a Baldini e mai del tutto smentito, è l'esempio più eclatante), fino ad arrivare alle bordate pubbliche post Sassuolo. «La Roma non potrà lottare per la Champions l'anno prossimo»; «La Roma prima di comprare deve vendere». «De Rossi lo avrei tenuto, la situazione andava gestita meglio», sono altri esempi. Insomma, un Ranieri alla Garcia (ricordate, quando disse che ci volevano grossi investimenti per raggiungere la Juventus?). Ma stavolta la Roma non ha la necessità di licenziare Claudio come fece con netto ritardo con Rudi. Qui Ranieri è arrivato già licenziato. Il problema è che il tecnico di San Saba se n'è accorto con qualche settimana di ritardo. Ma, visto che da licenziati diventa più facile parlare, ha tirato fuori tutta la sua verità. Amara.