Mancini: «Zaniolo è un interno di sinistra mancino. In Italia ce ne sono pochi, lui e Mandragora»

14/05/2019 alle 13:15.
france-vs-italy

LA REPUBBLICA (G. CARDONE – E. CURRÒ – M. PINCI) - Sostiene Roberto Mancini che nel suo primo anno da il rinnovamento dell’Italia sia stato più veloce di quanto immaginasse. Il 14 maggio 2018 accorreva al capezzale di una Nazionale ancora ferita dal Mondiale mancato. Dodici mesi dopo ha lo sguardo sull’Europeo 2020 che parte da Roma. «A 30 anni dalle Notti Magiche: sarebbe bello riproporre la canzone meravigliosa di Bennato e Nannini».

Cosa chiede a questa Nazionale?
«Deve risollevarsi, fare innamorare di nuovo la gente».

(…).

Un Europeo, un secondo posto mondiale, Valcareggi ct per 8 anni. E il suo orizzonte, invece?
«Io voglio vincere subito. All’Europeo Francia e Belgio sono molto più avanti, ma noi possiamo giocarcela. Non è possibile creare 15 occasioni e non far gol, ma sul gioco siamo già abbastanza avanti e possono crescere in un anno e mezzo i 1999, 2000 e 2001. Se li chiamo, è perché credo nella meritocrazia. Da loro esigo qualità, esperienza, classe».

È più facile arrivare in azzurro?
«C’è meno concorrenza: prima, ogni squadra aveva 5-6 italiani fortissimi. Kean, Zaniolo, Tonali e Scamacca li ho visti all’Europeo U19, il talento lo riconosci subito. Zaniolo è un interno di sinistra mancino, in Italia non ce ne sono tanti, lui e Mandragora. Ha dribbling e corsa, ha sfruttato l’occasione che gli ha dato . In macchina alla radio ho sentito che giocava titolare contro il . Ho detto: speriamo bene, sennò mi massacrano».

Altre sorprese in vista?
«Una, ma non sono ancora sicuro». La sua rivoluzione è l’offensivismo spinto. «È la mia convinzione. Ho molti calciatori tecnici e devono giocare insieme, come Jorginho e Verratti: prima non succedeva mai. Il tocco di palla non deve mai essere un “dong”, che la spedisce chissà dove. Capiterà di perdere in contropiede perché attacchiamo sempre, ma allenarci insieme ci farà migliorare in fretta. La cura della fase difensiva non deve mancare, serve equilibrio: attaccare con tanti giocatori, ma recuperare palla in avanti. I difensori stanno in una zona insolita, ma il meccanismo dà molti vantaggi, se funziona bene».

Il suo modulo sembra un 3-2-5.
«Di base è un , ma i giocatori tecnici consentono di tenere palla e fare salire i compagni. Vanno messe in conto le imperfezioni. A giugno avremo 7 giorni prima di Grecia e Bosnia: sfide fondamentali».

Le sue migliori partite: col falso nueve e col vortice in attacco.
«Non si danno riferimenti, nello spazio si attacca in tanti: per l’avversario è più difficile e tu hai più presenza nella zona della palla. Solo che abbiamo sbagliato una marea di occasioni con Portogallo e Polonia».

(…).

Favorevole alla Super Lega?
 «I campionati nazionali devono restare o si perde l’identità».

E alla A a 18 squadre?
«A 10 giornate dalla fine ci sono squadre già retrocesse. Ma 20 o 18 non cambia molto. L’Italia avrà sempre giocatori bravi: 4 Mondiali vinti non sono una casualità».

(…).