IL TEMPO (A. AUSTINI) - Benvenuti all'inferno gialorosso 2.0. La contestazione ai tempi di Whatsapp la fanno in cento a Trigoria ma nel giro di un attimo scorre di telefono in telefono, tra note audio e foto. E diventa virale. Il giorno dopo la porta chiusa dalla Roma in faccia a De Rossi esplode la rabbia degli ultrà, che già nella notte avevano piazzato striscioni, crocifissi e bandiere americane capovolte tra la sede del club all'Eur, Campo Testaccio e la strada dove abita il capitano in centro. Ieri pomeriggio, poi, si sono presentati di persona fuori da Trigoria, un centinaio di ragazzi in rappresentanza divari gruppi della Curva Sud, che sotto il diluvio hanno esposto altri messaggi al veleno contro la dirigenza, urlato la loro rabbia e quindi ottenuto un confronto con lo stesso De Rossi, Ranieri e il direttore sportivo dimissionario Massara. Tre uomini con le ore contate nella Roma, costretti a spiegare cosa è stato ormai deciso da altri. E qui interviene Whatsapp, nel senso che i resoconti arrivano dai telefoni degli stessi tifosi presenti. «Volevamo sapere i motivi e le modalità di questa decisione. Abbiamo chiesto di parlare con la società - racconta uno - ci hanno detto che Baldissoni avrebbe ricevuto solo uno di noi nel suo ufficio all'Eur. Poi sono arrivati De Rossi, Ranieri e Massara. Il mister ha detto che la scelta è di "testa grigia che sta a Londra e di quell'altro fenomeno di Boston". Testuali parole».
Quindi sarebbero Baldini e Pallotta, secondo il tecnico, ad aver ordinato il «no» al rinnovo di De Rossi da calciatore. Oggi in conferenza stampa Ranieri avrà modo di confermare smentire-chiarire la ricostruzione del tifoso. «Daniele - continua il racconto - ci ha detto: "ragazzi io più che andarmene non posso fare. Se mi dovessero richiamare per rinnovare il contratto ora non potrei più accettare per la mia dignità. Se mi chiedete di rinunciare ad andare in qualsiasi altra squadra e smettere di giocare, lo farò". Ma gli abbiamo detto di no». Altri presenti riferiscono di un Massara che avrebbe confermato come la scelta di non rinnovare il contratto al capitano sia stata presa "dalla società" e che lui presto andrà via.
Insomma il giorno dopo è peggio di quello prima, i tifosi devono sorbirsi un'altra coppa della Lazio, la squadra prepara tra mille distrazioni una partita cruciale da giocare sabato a Reggio col Sassuolo, De Rossi ha la testa all'ultima gara col Parma, in cui saluterà i tifosi senza però leggere un discorso come fece Totti due anni fa. Lo stesso Totti che è volato in Kuwait per un torneo di futsal e potrebbe saltare la trasferta in Emilia. Al suo rientro ha intenzione di parlare con gli altri dirigenti e chiedere cosa lo aspetta in futuro. Perché di «incidere poco» - come ha sottolineato De Rossi - si è stancato. A maggior ragione se il vero manager operativo è il suo nemico giurato Baldini, l'unico non presente a Trigoria. In tutto questo la società deve pensare a impostare il futuro e ha individuato i due uomini della ricostruzione: Petrachi da settimane lavora sul mercato (con Baldini, ovvio) e Gasperini ha dato la sua disponibilità per un progetto triennale, mentre Sarri sembra scivolato in seconda posizione. Ma sia Petrachi sia Gasperini devono liberarsi dai rispettivi club, prima di planare anche loro nell'inferno giallorosso. In bocca al lupo.