Il detto è arabo ed era già stato utilizzato più volte, per commentare episodi spiacevoli ai confini del mondo dello sport e dello spettacolo: «Sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani credendo di aver vinto, ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani». Prima della vittoriosa semifinale di ritorno di Coppa Italia fra Milan e Lazio è diventato il motto degli ultrà laziali in cerca di vendetta contro Franck Kessie e Tiémoué Bakayoko, i calciatori rossoneri colpevoli di aver dileggiato sotto la curva dei tifosi milanisti la maglia con il numero 33, scambiata al termine del precedente match con il Milan in campionato proprio con il difensore biancoceleste Francesco Acerbi. Un gesto — l’epilogo di una settimana di ripicche sui social fra gli stessi giocatori, culminata in una rissa alla fine della partita persa dai romani fra le polemiche per l’arbitraggio — stigmatizzato da tutto l’ambiente calcio, ma sul quale il giudice sportivo non si è espresso. Tanto che le scuse di Bakayoko e il «perdono» da parte di Acerbi non sono bastati per placare la rabbia della Curva Nord laziale. (…). La frangia estrema del tifo biancoceleste aveva progettato un’accoglienza particolare per i due gioca tori di colore: contestazione a sfondo razzista, con banane, vere e di plastica (gonfiabili), da esporre ed eventualmente lanciare in campo, insieme con cori e ululati, (…). Il tema? Sempre lo stesso: «Una banana per Bakayoko». (…). Si sono sentiti soprattutto dopo il vantaggio biancoceleste. La Ss Lazio ha preso «nettamente le distanze da comportamenti e manifestazioni che non rispondono in alcun modo ai valori dello sport sostenuti e promossi dalla società da 119 anni. (…)», mentre il tecnico milanista Gennaro Gattuso ha sottolineato che «bisogna fare i complimenti ai giocatori. Con i cori avevano cominciato già nel pomeriggio. Spero che l’arbitro non li abbia sentiti». Difficile, visto che dall’altoparlante sono stati lanciati due avvisi ai tifosi laziali, ma il direttore di gara non ha battuto ciglio. (…).
(corsera)