IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - Un ragazzino che segna e si mette a correre verso la curva come fosse quella inarrivabile dell'orizzonte, perché in fondo è così. Una miscela di corpi scomposti e di bocche spalancate che urlano e si fanno male di gioia mentre precipitano verso quel biondo che non vuole altro che questo. Una cascata addosso di romanismo. Un Niagara di felicità. Una, due volte. Due botte d'adrenalina. Due shock di Roma. (...) Dateci pazza gioia e voglia di essere romanisti, tentativi che non si esauriscono e noi saremmo sempre lì dalla stessa parte, «antica come è antico il mondo». A noi a cui basta un ragazzino di manco vent'anni per ricredere nel futuro.