CORSERA - Ha condotto in porto il Giubileo del 2000 da commissario straordinario spendendo in tre anni quelli che oggi sarebbero 850 milioni di euro assegnati al Comune, per restituire al palcoscenico internazionale una Roma lustra ed efficiente.
Ma è davvero convinto che lo stadio vada fatto malgrado lo scenario di «traffico catastrofico» prefigurato dagli esperti del Politecnico di Torino?
«Sì, convinto. Sarebbe un peccato non ascoltare un’esigenza che viene dalla città, e fa bene questa amministrazione ad ascoltarla. Ma, primo, è cambiato lo scenario dei valori urbanistici; sono scesi fortemente i prezzi a metro quadro per l’edilizia commerciale,residenziale, direzionale. Secondo, c’è il problema grave della viabilità. Bisogna puntare sul potenziamento delle linee su ferro già esistenti – Roma-Lido e Roma-Fiumicino –e dare una risposta anche sul piano della efficienza stradale».
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E il Comune di Roma dove trova questi soldi per potenziare le due linee ferrate?
«I soldi si trovano perché ci sono molti miliardi bloccati e non spesi dallo Stato per carenze progettuali o di autorizzazione».
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Perché il traffico intorno al futuro stadio della Roma sarà «catastrofico»?
«Perché in parte è già adesso congestionato. In quel quadrante di Roma ci vivo da quasi 60 anni. So che quando ci saranno le partite i tifosi prenderanno il raccordo e poi resteranno imbottigliati allo svincolo. Il traffico sul Gra è una brutta bestia. Le racconto che a metà degli anni Novanta, allora ero sindaco, un pomeriggio ricevetti un’ondata di proteste e telefonate: si era bloccato tutto fino all’aeroporto per l’inaugurazione di un enorme centro commerciale non autorizzato. Pensi a cosa potrebbe succedere se migliaia di automobilisti si incolonnassero per una partita di calcio».
Però resta ottimista.
«Sì, le cose si possono fare. Le dico di più. In quell’area, se si risolvessero i problemi di accessibilità, potrebbe nascere una vera e propria cittadella internazionale»
Spieghi, per favore.
«Lì si è vicini alla più grande azienda della regione, cioè l’Aeroporto di Fiumicino, e ci sono in quell’area le sedi Onu del Programma alimentare mondiale e dell’Ifad. Siamo non lontani dalla Fao. In un futuro, trasferendo la Fao nell’area di Tor di Valle, quello potrebbe diventare un vero distretto internazionale. E si libererebbe il palazzo del demanio che ora l’Italia dà all’agenzia alimentare mondiale».
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