GASPORT - Intervistato dal quotidiano sportivo, Andrea Abodi, presidente dell'Istituto per il Credito Sportivo, la banca pubblica che di fatto tiene in vita l’impiantistica sportiva del Paese, ha commentato la situazione degli stadi di proprietà in Italia. Queste le sue dichiarazioni:
«L’ipotesi di candidarsi all’organizzazione degli Europei di calcio del 2028 – spiega Abodi – non può essere il presupposto per un serio piano di rilancio delle nostre infrastrutture, ma una conseguenza. Tra quattro anni, quando si assegneranno gli Europei, dovremo presentarci all’Uefa con delle certezze, altrimenti commetteremo l’errore di sempre».
Belle parole, presidente Abodi. Ci spiega anche come si fa?
«Il presupposto imprescindibile è la firma di un patto tra Governo, Comuni, istituzioni sportive e sistema bancario, con il Credito Sportivo in prima fila. C’è un’agenda sicurezza? Ci vuole anche un’agenda infrastrutture».
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«Non necessariamente. Quella legge peraltro si è già evoluta. Sto parlando di interventi legislativi e misure finanziarie che sostengano i club: contributi in conto interessi o bonus fiscali, misure che darebbero un impulso concreto».
Ma i nostri club professionistici sono pronti?
«Vi rispondo con un elenco, da Nord a Sud: Venezia, Vicenza, Verona, Cremona, Brescia, Bergamo, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Empoli, Pisa, Cagliari, Ascoli, Terni, Perugia, Roma, Pescara, Lecce, Cosenza. Venti piazze che hanno messo nella propria agenda delle priorità il tema delle infrastrutture. Alcuni sono progetti avanzati, altri stanno muovendo i primi passi. Alcuni prevedono abbattimenti e ricostruzioni, altri “solo” profonde rigenerazioni. Nel complesso, valgono potenzialmente due miliardi di euro».
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