LEGGO (R. BUFFONI) - Chi ha paura del Var? Non i tifosi, che speravano di essersi liberati per sempre dall'incubo del sopruso; non i club, che immaginavano di non dover più stilare dossier sui torti subìti; non dai giocatori, ben felici di non rischiare di perdere partite per le sviste dei fischietti. Restano gli arbitri: hanno paura di smarrire quel potere chiamato discrezionalità? Di diventare figure dozzinali, notai in calzoncini, maglietta, cartellini e fischietto? Sembrerebbe da escludere, perché i direttori di gara hanno sempre incensato l'introduzione della tecnologia «che ci salva dalle figuracce».
Eppure nell'Anno Secondo dell'era Var la serie A registra polemiche d'altri tempi. Come quella scatenata dall'errore in Roma-Inter, lo sgambetto in piena area di D'Ambrosio su Zaniolo non visto in campo da Rocchi e, davanti al monitor, incredibilmente ignorato dal Var Fabbri e dal suo aiuto Valeriani.
Errore inconcepibile - Il giorno-dopo la frittata, denunciata a chiare lettere da Totti («è una vergogna») e dal presidente della Roma Pallotta («perché gli arbitri ce l'hanno con noi?»), il presidente dell'Aia Nicchi non va per il sottile: «Non riesco a capire come si sia potuto fare un errore del genere, è stato un errore inconcepibile. Se ne occuperà il designatore (Rizzoli, ndr), ma ora voltiamo pagina cercando di far meglio per il bene del calcio. C'è da dire anche - conclude Nicchi - che la sfortuna è sempre dietro l'angolo». Più tardi, al Gran Galà del calcio italiano, Nicchi ha rivelato: «Se Rocchi e Fabbri hanno ammesso l'errore? E secondo voi come potevano negarlo? Siamo dispiaciuti».
Protocollo - A Nicchi ha fatto eco il designatore Rizzoli: «C'è poco da dire, è stato un errore. Ma non va aggredito il protocollo, tante volte ci sono errori umani, sicuramente si lavorerà per migliorare. Abbiamo un progetto tecnologico e delle migliorie da apportare al regolamento». Stavolta il protocollo, parola che il tifoso ha imparato a conoscere, non c'entra. Rispetto all'anno scorso, infatti, il Var deve essere consultato in caso di errore chiaro ed evidente mentre la stagione scorsa doveva essere solo chiaro. Era impossibile che il fallo su Zaniolo fosse stato valutato non evidente.
Così non serve - Sui social e via radio i tifosi (non solo romanisti) hanno concluso che usato così «il Var non serve». E la conferma arriva da Antonella Biscardi, figlia del compianto Aldo: «Mio padre con Roma-Inter ci avrebbe fatto almeno tre puntate del Processo». Come ai tempi di Iuliano-Ronaldo o del gol di Turone insomma. Preistoria.