IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Come si dice in questi casi? Meglio tardi che mai. Finisce l'anno, manca una sola partita, domani a Parma, e finalmente il tifoso della Roma comincia ad apprezzare chi, fino a questo momento, non era mai esistito ed era stato detestato, e per un giorno smette di pensare a Zaniolo come l'unico da salvare. Perché Nicolò ha la stoffa, deve aspettare per emergere. Va lasciato anche sbagliare. Parliamo invece di Schick, ad esempio, che ci ha messo un po' per emergere. Aveva cominciato l'anno con l'idea di essere protagonista, e invece niente: annegato tra i vari problemi della Roma.
SOPRA IL CUCCHIAIO - Dopo quei sedici minuti disastrosi con la Fiorentina, quando aveva messo piede in campo senza essere presente e senza essersene nemmeno accorto, senza contribuire, senza amore, senza nulla, Patrik ha giocato da titolare sei delle successive sette partite di campionato (Sampdoria, Udinese, Inter, Cagliari, Juventus e Sassuolo) più due di Champions League (Real Madrid e Viktoria Plzen), realizzando una rete con la Sampdoria e una con il Sassuolo. Ma al di là dei gol, ciò che ha creato un solco tra la prestazione di mercoledì e le altre, è l'atteggiamento: l'esatto contrario di quel pomeriggio di Firenze. Lì un giocatore assente, qui vivo e coinvolto a pieno, come se gli si fosse accesa la lampadina, come se il rapporto con l'allenatore fosse improvvisamente idilliaco e non più freddo, al minimo. E questo è un segnale: perché in certe condizioni di fiducia è e sarà più semplice mostrare il proprio talento. Ora servono conferme, non basta una partita così. Ma quella, almeno, fa ben sperare Di Francesco, che ora (oggi saprà se sarà disponibile per Parma), oltre a Schick, potrà contare pure su Perotti, che tra gli attaccanti del pacchetto esterno è quello con caratteristiche uniche. Uno che salta l'uomo, che viene a giocare il pallone, dà sicurezza ai compagni (vedi Kolarov, primo a godere del suo ritorno). Perotti - tormentato da infortuni prima e da preoccupazioni mentali dopo - non è quasi mai stato a disposizione. E' vero che ha fatto il titolare a Bologna, forse la peggiore partita gialorossa, ma è pure vero che quella era un'altra Roma e Diego non era guarito del tutto. Parliamo di un calciatore che lo scorso anno è stato fondamentale, schierato spesso da titolare (18 volte su 28 in cui è stato a disposizione in campionato e 8 su 9 in Champions). Ora c'è è la Roma contro il Sassuolo somigliava molto a quella della passata stagione: imperfetta ma con le sembianze di una squadra. Sulla sinistra adesso Di Francesco avrà a disposizione anche El Shaarawy, che lo scorso anno si è alternato proprio con Diego nel ruolo di alto a sinistra: Stephan ha recuperato dall'infortunio muscolare e, proprio come la passata stagione, può mettersi a disposizione anche sull'altra fascia, per ora occupata da un Under un po' in calo e un Kluivert scalpitante e che pure lui sta dando segnali di risveglio. Cosa che non si può dire, al momento, per Pastore, apparso un indietro fisicamente e (apparentemente) demotivato, fuori contesto. Per qualcuno servono conferme immediate, per altri c'è da aspettare un po', insomma. Meglio, molto meglio anche Steven Nzonzi, che sta facendo gli straordinari, vista la perdurante assenza di De Rossi, (dal 26 settembre, Roma-Frosinone, ha giocato tutte, 13, le partite di campionato da titolare, e cinque di Champions League, e di queste solo tre volte non ha terminato la gara) e si è trovato vicino un giocatore che ha cominciato a crescere un po' di tempo fa, ovvero Cristante che, a differenza di Nzonzi, non ha più perso il posto dalla sfida dell'11 novembre con la Sampdoria. I due si alternano nel ruolo di mediano da battaglia e di regista, con buoni risultati, in attesa del rientro, ormai prossimo, di Pellegrini e, appunto, di De Rossi. Entrambi, hanno trovato la velocità giusta, il ritmo non più compassato dei primi tempi: la palla, nella sfida contro il Sassuolo, ha cominciato a scorrere con una certa velocità e pericolosità. Non a caso, per Di Francesco è stata la migliore Roma dell'anno. Ecco, siamo a fine anno. Ma meglio tardi che mai, no?