LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Poteva esserci modo più evocativo, per segnare il primo gol in Serie A? Se all’Olimpico, con la maglia della Roma addosso, scegli di far gol con il “cucchiaio” sai esattamente cosa stai facendo. Nicoló Zaniolo ha scelto un colpo senza tempo, ma che ha più o meno la sua età. Ha compiuto ormai 18 anni il primo pallonetto di Totti passato alla storia: altri ne fece prima e dopo, ma dall’estate del 2000, quando Francesco conió quel termine usato sin lì solo sui campetti della capitale, il “cucchiaio” è diventato il marchio del suo genio. Zaniolo per la prima gioia in Serie A ha scelto di emularlo, salvo poi schermirsi perché a 19 anni è giovane, sì, ma per nulla sciocco: “Non paragonatemi a Francesco”. Era già tardi, peró: nell’era dei social network, al fischio finale di Roma-Sassuolo quel gesto era già stato visto, analizzato, vivisezionato. C’è chi ha voluto notare come in realtà il tocco fosse meno pulito di quanto sembrasse a velocità normale e abbia pure beneficiato della deviazione con la scarpa di Ferrari. Altri, incuranti delle di lui raccomandazioni, lo hanno sovrapposto a un gesto simile proprio di quel Totti a cui non vuol essere paragonato, contro la Samp all’Olimpico 14 anni fa.
Certo è che Roma, immersa nella stagione della mediocrità (7o posto e già 5 sconfitte), si è aggrappata da settimane a quel giovanotto bambino come l’antico totem. Nelle sue giocate coraggiose, l’Olimpico ha voluto cogliere un motivo per sperare durante questi giorni cupi: quasi la promessa di un futuro diverso. Senza restarne deluso, anzi.
Ogni azione, ogni partita, accende peró un timore parallelo, quasi un retro pensiero: che ad affezionarsi si resti col cuore spezzato nel giro di poco. Come fu per Nainggolan, idolo sacrificato sull’altare dei suoi vizi ottenendo in cambio proprio Zaniolo, oltre a una vagonata di milioni. Come fu per Alisson e prima per Salah, o riavvoglendo il nastro per Pjanic, Benatia, Lamela: calciatori che a Roma erano miti e che la proprietà Usa ha sacrificato per far tornare i conti e mantenere elevata la competitività della squadra. Solo che con Zaniolo è diverso, forse perché a differenza di tutti loro ha qualcosa in più: quel fascino del predestinato che qualcuno vorrebbe già onorare con la maglia numero dieci di Francesco. Intanto, Di Francesco studia la formula che permetta a lui, Pellegrini e Cristante di giocare insieme. Se non già domani a Parma, dal 2019. Giovani, bravi, italiani: un bel regalo pure per il ct Mancini.