IL MESSAGGERO (M. TENERANI) - Succede, praticamente quasi mai, ma se succede è un trionfo. Nicolò Zaniolo, diamante della Roma, a soli 19 anni è passato dallo scudetto Primavera con l'Inter alla Nazionale di Mancini. Senza transitare dal via, come a Monopoli, che in questo caso si chiama Serie A. Zero presenze, ma grandi attenzioni perché il 19enne giallorosso ha fisico possente e idee molto chiare. «Non bisogna mai arrendersi e inseguire sempre i sogni». Il suo in questo momento è azzurro. Mancini si è lamentato pochi giorni fa perché Zaniolo e tanti altri ragazzi come lui non giocano in campionato facendo panchina a stranieri che, a detta del Ct, sono peggiori. E allora questo esordio con la Roma quando arriva? «Della Roma non parlo, sono qui per lavorare duro a Coverciano pensando soltanto alla Nazionale». Il concetto è ripetuto due volte, segnale che Nicolò è convinto, non vuole giustamente stuzzicare Di Francesco. Per trovare un riferimento al club giallorosso bisogna tornare a domenica quando Zaniolo ha scoperto che era stato convocato in Nazionale: «Stavo guardando la tv e ad un certo punto ho visto il mio nome nella lista. Mi sono emozionato e ho telefonato a mio padre (Igor, un passato da centravanti di Ternana e Spezia, ndc), lui si è messo a piangere. Lo confesso, proprio non me l'aspettavo, ma se mi hanno convocato un motivo ci sarà. Mi ha cercato il nostro ds Monchi per farmi i complimenti e incoraggiarmi. Mi ha fatto molto piacere. Mancini mi avrà seguito sicuramente e qualcosa avrà apprezzato. Io farò parlare il campo, allenandomi con umiltà e tanto impegno, cercando di carpire qualche segreto ai grandi».
L'IDOLO ROSSONERO - Il suo idolo non è italiano: «Mi sono sempre ispirato a Kakà». Mentre sul ruolo non ci sono dubbi: «Sono una mezz'ala e il Ct mi vuole in questa posizione. Per me è un privilegio avere un allenatore così». Un destino strano quello di Nicolò. Quattro anni fa scaricato dal settore giovanile della Fiorentina: «L'ultimo giorno mi dissero che non servivo più perché avevano preso un portoghese. Ci stetti male due-tre settimane poi mi passò tutto». Due mesi fa scaricato dall'Inter? «Assolutamente no, sono finito alla Roma, società di pari valore. Poi a Milano ero in Primavera, qui in prima squadra». Zero presenze in A, mille motivazioni personali.