RIVISTA UNDICI (A. ROMANO) - È sufficiente un sinonimo per ribaltare la prospettiva, per mettere nuovamente in discussione quelle che sembravano certezze. Ne sa qualcosa Alessandro Florenzi, il tuttocampista della Roma che in questa stagione rischia di vedersi declassare da “jolly” a “tappabuchi”. L’estenuante trattativa che, dopo tre mesi di tensioni e schiarite, si è conclusa con il tanto atteso prolungamento fino al 2023 ha lasciato in eredità al giocatore più dubbi che certezze. Anche perché l’atteggiamento di Monchi, che aveva fatto capire di essere pronto a rinnovare solo a determinate condizioni, ha tratteggiato per Florenzi lo status di pedina importante ma non fondamentale. Colpa di un’ultima stagione deludente, certo, ma anche di un mercato che ha fatto mutare ancora una volta pelle ai giallorossi. Nella rosa che Monchi ha iniziato a coltivare sedici mesi fa, infatti, il ruolo di terzino destro titolare è occupato da Rick Karsdorp. Almeno idealmente, visto che l’inserimento dell’esterno olandese, pagato 14 milioni di euro più bonus giusto la scorsa estate, è stato rallentato da una lesione al crociato. E lo stesso discorso vale per il centrocampo (puntellato con gli arrivi di Cristante, Coric, Pastore e Nzonzi, che hanno riempito il vuoto numerico lasciato dalle cessioni di Nainggolan, Gonalons e Strootman) e l’attacco (dove l’affare Malcolm, poi clamorosamente sfumato, ha evidenziato come Di Francesco stesse cercando un esterno alto con le caratteristiche differenti rispetto a quelle di Florenzi). Uno scenario molto diverso da quello che aveva preso forma nel 2015, quando dopo il gol realizzato da centrocampo contro il Barcellona e la prestazione formato maxi in maglia azzurra contro la Norvegia, il giocatore di Vitinia si era visto cucire dietro al collo l’etichetta di miglior talento del calcio italiano. «Florenzi può fare la mezzala e anche la punta», aveva detto a novembre Walter Sabatini, «ma fa il terzino destro perché è più forte di Dani Alves. Sarà il crack in quel ruolo nei prossimi anni». In tre stagioni la situazione dell’esterno è profondamente cambiata, tanto che Florenzi sembra ormai vittima di un paradosso. Per la Roma è un giocatore importante, con un ingaggio molto pesante per quelle che sono le politiche societarie, ma allo stesso tempo non è affatto sicuro del posto fisso. I problemi di Karsdorp gli hanno consegnato il ruolo di esterno basso in questo avvio di stagione, ma poi per uno dei due ci sarà il rischio di un utilizzo part time. A meno che Di Francesco non decida di utilizzare le qualità di adattamento del suo jolly anche in altre parti del campo. Eppure è proprio questa duttilità ad aver rallentato il processo di crescita di un calciatore che, a 27 anni, ancora non riesce a essere inquadrato in un ruolo preciso. Anzi, con il passare delle stagioni sono aumentati anche gli interrogativi su quale sia la zona del campo dove riesce a rendere di più. (...)