LA REPUBBLICA (M. E. VINCENZI) - A discapito della sua età, quarantuno anni fatti da poco, Luca Parnasi è, per usare le parole di suo cugino e braccio destro, Giulio Mangosi, « un uomo anni Ottanta » , uno che fa « le cose all’italiana » . Unico maschio di tre figli, è stato scelto come “erede” naturale dal padre, Sandro, storico costruttore romano. E da qualche anno, è lui a guidare il gruppo. O quello che ne rimane: gran parte delle aziende, in grave crisi, sono state cedute a Capital Dev (Unicredit). Ciò che resta di un colosso della prima Repubblica è Eurnova e il progetto più ambizioso: costruire lo stadio della Roma.
E lui, rampante figlio d’arte con la passione per la Roma e per la movida, che della prima Repubblica, a quanto pare, ha ereditato i metodi. Il giudice per le indagini Maria Paola Tomaselli lo definisce « non solo capo di una complessa struttura imprenditoriale, ma anche regista di un’articolata strategia criminale tendente ad ottenere, con qualsiasi mezzo, provvedimenti favorevoli al suo gruppo imprenditoriale dalla pubblica amministrazione ».
Non ha colori, Parnasi. Lui e i suoi collaboratori ( i cinque più stretti sono da ieri in carcere), vogliono solo fare affari. Ecco perché cercano di avvicinare chiunque sia al potere, ecco perché tra gli “avvicinati” ci sono personaggi del Pd, dei Cinque Stelle e della Lega (non sarà un caso che il 6 marzo, due giorni dopo le elezioni, il cugino gli dicesse: « Quelli nostri… i tuoi so’ passati » ). Procura case, assume figli, garantisce consulenze da decine di migliaia di euro e foraggia campagne elettorali. Lo scrive chiaramente il gip: «Le indagini hanno consentito di cogliere un flusso costante di relazioni tra esponenti del gruppo e agenti pubblici, che, in una sorta di crescendo rossiniano, muove da condotte inopportune, passa per condotte illegittime — nelle quali il principio di imparzialità dell’azione amministrativa viene ridotto a brandelli — attraversa territori contrassegnati da relazioni precorruttive, sfocia in gravi fatti corruttivi » . È questo il metodo che secondo Parnasi costituisce “ la sua forza”, pagare per assicurarsi benevolenza quale che sia il partito, tanto da spiegare in una conversazione intercettata dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma: « È un investimento che io devo fare... molto moderato rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre… che manco te le racconto » . E, come scrive il gip: « Questo modus operandi si protrae da anni ed è destinato a permanere anche in vista dei prossimi progetti al fine di consentire la realizzazione di iniziative sempre nuove». Perché, nei piani dell’intraprendente costruttore, lo stadio della Roma sarebbe stato il suo trampolino di lancio. «Diventiamo noi quelli che fanno il Milan», diceva al suo staff.
Il palazzinaro che paga tutti i partiti: “ È un investimento”
14/06/2018 alle 16:13.