IL MESSAGGERO - «C'è una riflessione, è vero, ma non possiamo permetterci nuovi scossoni: ora serve sta-bi-lità». Nelle stanze più importanti del Campidoglio è scoppiato il caso Franco Giampaoletti, il direttore generale portato a Roma da Luca Lanzalone. Se ne parla, si fanno ragionamenti sull'opportunità di continuare, sui tanti non detti, sulle intercettazioni, su quel vincolo di fiducia che forse potrebbe aver avuto un contraccolpo. Ci sono assessori e consiglieri che malignano: «Forse il Giampa se ne dovrebbe andare».
Ma Virginia Raggi, per il momento, non sembra intenzionata a prendere decisioni forti. «Meglio aspettare - dicono a Palazzo Senatorio - e vedere come prosegue l'inchiesta, capire cosa potrebbe uscire ancora».
Attenzione: Giampaoletti non è indagato ed è una figura centrale dell'amministrazione. Ha in mano i principali dossier della Capitale (dallo stadio ad Atac: materie per cui veniva molto consultato Lanzalone) e viene considerato un elemento prezioso per le sue capacità tecniche e gestionali. Soprattutto per la sua discrezione. Rimane però sott'osservazione, così come Fabio Serini, il commissario dell'Ipa, sbarcato a Roma sempre su input del super avvocato arrestato, a cui avrebbe dato una consulenza in cambio del rinnovo del contratto. Ora in Campidoglio vige la regola del marcarsi a vista, come in una partita di calcio.
Solo che i grillini si controllano tra di loro. Si spiega anche così l'insolita presenza di Daniele Frongia ieri mattina alla conferenza dei capigruppo (la mozione contro l'intitolazione di via Almirante sarà discussa martedì). L'assessore si è presentato alla riunione in veste di commissario politico, inviato da Raggi. Con lui il presidente del consiglio Marcello De Vito e il neo capogruppo Giuliano Pacetti che ha preso di Paolo Ferrara.