IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Il Liverpool ha dato consapevolezza, mentalità. Il Cagliari la certezza che la Roma è cresciuta anche in campionato: tra le due semifinali di Champions, ha battuto tre pericolanti, Spal, Chievo e Cagliari. La Roma adesso ha capito che non bisogna sempre essere belli per arrivare al successo, ogni tanto c'è bisogno del bastone e di qualche gesto ruvido. I punti in Sardegna ardono, come la rabbia per la notte di Champions sfumata, ma sono due percorsi diversi che porteranno allo stesso punto: la mentalità da grande squadra. Brucia ancora a Di Francesco quella sera con il Liverpool, ma prova ad andare avanti. «Eh sì, potevamo riaprirla prima!», si fa scappare Eusebio. Oggi è già futuro, è la prossima Champions, altro giro e altra corsa. Il gatto non è ancora nel sacco, ma quasi.
STAMPELLE - La Roma qui in Cagliari va in campo con le stampelle (Manolas si fa male nel riscaldamento, Peres accusa un problema muscolare durante la partita) ma alla fine sorride lo stesso. «Abbiamo dimostrato di saper soffrire, raschiando il barile. La notte con il Liverpool ha pesato, non eravamo lucidissimi. Questa era una partita che mi faceva paura, loro volevano rifarsi e salvarsi, noi abbiamo tenuto botta. E' stata una vittoria sporca, ma sono soddisfatto. Conosco bene le squadre che sono all'ultima spiaggia, andavano al doppio di noi in alcuni momenti». Elogio particolare per Dzeko, poi. «E' stato un trascinatore nel momento di difficoltà, si è dimostrato il giocatore che al di là dei gol capisce il momento complicato della squadra. È qui che siamo cresciuti, nonostante la prestazione non sia stata all'altezza. La partita ce l'ha fatta vincere proprio Edin che si è preso la squadra sulle spalle. E' un segno di crescita per tutti. Ora ci manca un punto, ma io voglio arrivare terzo. Il prossimo anno si alza l'asticella? Noi dobbiamo continuare a lavorare, ad alzare il livello ci deve pensare la società».
PARLANDO DI MENTALITÀ - E' questa la mentalità che la Roma insegue, la vuole con una certa continuità, non a spot. E' l'arte di non accontentarsi. «La squadra è cresciuta. Ogni tanto siamo ancora superficiali, abbiamo regalato troppo forse per la stanchezza, ma resta il fatto che stiamo crescendo». Da Dzeko a Under, passando per Capradossi, De Rossi e tutti. Di Francesco si gode il gruppo. «Under ha la capacità come Montella di preparare la botta senza caricare. Stavolta ha tirato fuori un colpo di biliardo. Alisson? Lui, oltre le qualità, visto che fa parate come i grandi portieri, è uno di personalità. Non gioca per se stesso e fare la parata bella, parla sempre in modo positivo, fa il portiere come piace a me: partecipa al lavoro dei compagni di reparto, è di grande motivazione positiva per la squadra. Resta? Mi dicono di sì, ma ora non è il momento di parlare di mercato». Infine, due paroline su Capradossi «Dieci giorni fa gli ho detto di allenarsi bene perché l'occasione sarebbe arrivata. Ha saputo di giocare appena mezz'ora prima della gara, ha giocato bene contro due attaccanti fastidiosi come Pavoletti e Farias».