IL TEMPO (E. MENGHI) - Il futuro è già iniziato. La certezza di giocare la Champions League permette alla Roma di proiettarsi fin da subito alla prossima stagione, costruire e pianificare, partendo da un fattore fondamentale per la crescita del club: la continuità. Quella trovata «abbonandosi» alla massima competizione europea, mai nella sua storia si era qualificata per 5 anni consecutivi e, pure se sul curriculum recente compare la macchia dell’eliminazione ai preliminari con il Porto, è stato sicuramente aperto un ciclo, a cui manca l’etichetta di vincente per essere completo. Non può essere casuale, però, la quarta partecipazione ai gironi nell’era americana sulle 11 totali da quando la Champions si chiama così (12 contando la Coppa Campioni 1983-84). Il pass lo ha garantito l’ex Spalletti perdendo con la sua Inter a San Siro contro il Sassuolo che fu di Di Francesco, un incrocio scritto dal destino.
L’obiettivo è stato centrato con una giornata di anticipo e due gare ancora da giocare per i giallorossi: Roma-Juventus è stata una sorta di amichevole, nessuno si è fatto male e alla fine è stata festa doppia, con i bimbi in campo (e un baby
Perotti già star col pallone tra i piedi). L’ultima sfida dell’anno, nella città emiliana da cui l’allenatore si è allontanato, servirà per fissare il 3° posto: manca un punto per la matematica. Finire sopra a chi la spunterà tra Lazio e Inter significa circa 5 milioni di euro in più dall’Uefa, che comunque tra qualificazione, premi partita e market pool garantirà almeno 50 milioni al club di Pallotta, per (ri)cominciare. Chiudere davanti avrebbe anche un valore storico importante, perché sarebbe la quinta volta di fila per i giallorossi sul podio della A: non è mai successo prima. Il primato è proprietà della Juventus per il 7° anno consecutivo e Di Francesco spiega il motivo: «Hanno una mentalità costruita negli anni, una società importante, solida, che riesce sempre a rimanere unita e a lavare i panni in casa. Hanno rabbia e voglia di vincere, ad ogni fallo entravano in campo con tutta la panchina, è la mentalità a volte un po’ eccessiva di fare le cose insieme». Come si colma il gap? «Bisogna migliorare la rosa, andare a prendere giocatori dove siamo meno forti e far sentire tutti titolari».La formula magica dell’allenatore è un messaggio per Monchi, pronto ad accontentarlo: «Non è solo importante chi prendiamo, ma essere in accordo con il tecnico: io e Eusebio siamo la stessa persona». Continueranno insieme (sul rinnovo Di Francesco è sereno: «Troveremo l’accordo») con l’obiettivo di costruire una Roma di nuovo antagonista della Juventus in campionato, dove quest’anno ha pagato le energie spese in Champions, una squadra competitiva su tutti i fronti. Ancor meglio se si partisse dalla seconda fascia nella massima competizione europea: il terzo posto dell’Hoffenheim in Bundesliga è una buona notizia in questo senso, la cattiva è il Benfica secondo ai danni dello Sporting. La Roma deve tifare Real Madrid nella finale di Kiev e sperare che esca ai preliminari almeno una tra Benfica (ne fa 3) e Basilea (2). Speranze per spianarsi la strada del futuro.