IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Torna a casa Messi. Sembra il titolo di un sequel televisivo, di quelli da duemila puntate con buoni e cattivi, ma è il risultato secco uscito ieri sera dallo stadio Olimpico di Roma. Ed è tutto vero, anche il finale con brivido che ha portato al delirio un popolo intero, sui tre fischi del mediocre arbitro francese che ha diretto la gara. Dzeko, De Rossi, Manolas. Questi tre nomi, in questa sequenza entreranno nella storia della Roma che accede per la prima volta alle semifinali della massima competizione europea da quando si chiama Champions: la seconda in assoluto della sua storia (l'altra per i romanisti porta con sé un brutto ricordo, colore rosso). E lo fa con pieno merito battendo quella che da tutti era considerata la squadra più forte del mondo, quella di Messi.
Il Barcellona che all'urna di Nyon aveva festeggiato quando si era visto sorteggiata con la Roma. «Bonbon Roma», titolava il giornale sportivo catalano dando per scontata la qualificazione alle semifinali di Champions di un Barcellona che invece esce per il terzo anno consecutivo ai quarti di finale. Messi & Co. rimediano la prima sconfitta stagionale in Champions, la seconda complessiva (l'altra era in Coppa del Re). Il sogno si avvera, i miracoli esistono e questa cosa dà una nuova linfa (...)a uno sport che in molti davano per finito, o comunque scontato dove solo i soldi (o gli arbitri) possono fare la differenza. Così non è e la Roma di Di Francesco lo ha dimostrato con una gara perfetta che ribalta il 4-1dell’andata mandando in deliri o i sessantamila dell’Olimpico letteralmente impazziti. Uno stadio così non si vedeva da una vita, mai come ieri sera il popolo romanista ha svolto il pesante ruolo di dodicesimo uomo. Ci hanno creduto quasi più loro che la squadra, sempre fedeli al diktat della vigilia di Di Francesco che chiedeva ai suoi di crederci. Perché i miracoli avvengono, eccome. Una sola squadra in campo dall’inizio alla fine che ha costruito mattone su mattone un capolavoro partito da lontano, dal coraggio di Di Francesco che cambia modulo, sperimenta, dà fiducia a uomini che in molti davano per morti e viene ricompensato dalla Roma perfetta.
Spariglia le carte in tavola per dare meno punti di riferimento e provare il colpaccio: manda in campo una squadra con una difesa a tre, ripesca Juan Jesus contro tutto e tutti, mette Kolarov e Florenzi alti a centrocampo, in mezzo i due mediani De Rossi (monumentale) e Strootman con Nainggolan a giocare dietro l’insolita coppia d’attacco Dzeko-Schick. Bene, questa squadra travolge letteralmente il Barcellona che fa tre tiri in porta in tutta la partita (due su punizione) e torna a casa: meritatamente. Vantaggio di Dzeko che fa un capolavoro difendendo il pallone e resistendo al ritorno di Jordi Alba sul lancio profondo di De Rossi, poi lo stesso capitano sul dischetto (fallo di Piqué sempre sul bosniaco) prepara il colpaccio finale che porta la firma di Manolas: «spizzata» di testa imprendibile sull’angolo di Under appena entrato e 3-0. Roma in semifinale, Barcellona eliminato così come era successo al Chelsea nella fase a gironi e tutti a casa.
Ora occhi puntati sul derby che sarà un’altra battaglia, ma che per una sera i tifosi romanisti tengono chiuso nel cassetto. Perché prima c’è il sorteggio diNyon in programma venerdì alle ore 13, perché a questo punto sognare è lecito e questa Roma può arrivare ovunque. Incredibile ma vero. Si giocherà il 24 o 25 aprile la gara d’andata il primo o 2 maggio quella di ritorno e poco importa se dall’altra parte potrebbe esserci una squadra dove gioca un certo Salah (ieri ennesimo gol ammazza-City: altro flop della stagione trai top team) e che si chiama Liverpool: gli spettri un attimo si rianimano, perché la storia non dimentica. I tifosi nemmeno... hai visto mai!?