LEGGO (F. BALZANI) - C’è il sole su Roma, e non poteva essere altrimenti. Dopo il day after la serata da sbornia contro lo Shakhtar a Trigoria è tornata la primavera e ora i tifosi sperano domani in un sorteggio fortunato (il Siviglia?) per sognare ancora. Lecito farlo ora che il Senato è tornato al potere dopo un periodo di crisi che sembrava infinito. Per Senato si intende quel gruppo di giocatori che tra voci di mercato e polemiche sembrava aver abbandonato la nave guidata da Di Francesco. Nessun ammutinamento, anzi. Capitan De Rossi è tornato sui livelli del primo Spalletti (e sarà l’unico giocatore della storia giallorossa a giocare per la 3a volta i quarti), Dzeko ha ricominciato a segnare. Anche i gol pesanti, anzi pesantissimi. Nainggolan e Strootman si sono ripresi le chiavi del centrocampo e pure Kolarov e Florenzi sono tornati a martellare le fasce. Insomma, la Roma che conta (non ce ne vogliano gli altri) ora è davvero tornata. Tardi per riagguantare la coppia di testa Juve-Napoli, ma in tempo per blindare il terzo posto e fare più strada possibile nella competizione più prestigiosa, e preziosa. L’accesso ai quarti, infatti, fa aumentare l’incasso totale della Champions a più di 70 milioni. E chissà che non possa salire per la felicità di Pallotta che si è complimentato al telefono col resto della dirigenza per l’impresa di martedì. Ma quando è avvenuta la svolta? Nella settimana che ha seguito la sconfitta in casa col Milan. E’ stato in quel momento che Di Francesco ha affrontato faccia a faccia la squadra chiedendo ufficialmente la fiducia senza troppi giri di parole. L’alternativa poteva essere l’addio, senza rancore. Il gruppo ha apprezzato il discorso del tecnico e a Napoli ha dato una risposta netta e precisa a chi parlava di spogliatoio diviso. Lo stesso spogliatoio che – a pochi minuti dalla sfida allo Shakhtar – si è caricato come mai prima d’ora impressionando lo stesso Di Francesco («In quel momento ho capito che avremmo vinto»). Eusebio ha conquistato la testa della squadra e cancellato dalla lavagna delle critiche una volta per tutte la parola “provinciale”. Nessun allenatore italiano esordiente nella storia della Champions d’altronde aveva ottenuto il pass per i quarti di finale. E ora, col Senato al suo fianco, DiFra può andare oltre.