La Roma esce sconfitta per 2-1 dall'andata degli ottavi di finale di Champions League giocati contro lo Shakhtar Donetsk. La squadra di Di Francesco, dopo essere passata in vantaggio e aver disputato un grande primo tempo, gioca una partita a due facce e nella ripresa subisce le reti di Ferreyra e Fred che condannano i giallorossi.
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
GASPORT (L. DE CALO')
Sembrava comoda la Roma in questa Champions, nonostante il gelo polare di Kharkiv. Non è uno scherzo riuscire a rompere il ghiaccio con un gol come quello del baby fenomeno Under (quinto sigillo nelle ultime 4 partite), magnificamente assistito da un Dzeko riapparso nella sua dimensione europea. Per una cinquantina di minuti i giallorossi hanno giocato da grande squadra, gestendo spazi, distanze e pallone con lo stesso protagonismo esibito a Londra qualche mese fa in quel non dimenticato pareggio contro il Chelsea di Conte. Invece la Roma ha pagato sul piano mentale il pareggio dello Shakhtar – figlio di un lapsus di Florenzi – e ha lasciato campo ai brasiliani d’Ucraina e alla loro capacità di allargare il fronte, per colpire la difesa dopo averla aggirata alle spalle. C’è stato un calo fisico. Ed è curioso che il gol decisivo – come nel caso di Buffon con la Juve contro il Tottenham – sia arrivato su una punizione non irresistibile: qui ha beffato Alisson fino a quel momento protagonista di parate super. Il salvataggio sulla linea di Bruno Peres a un amen dal traguardo, consegna agli archivi il 2-1 (stesso kappaò rimediato in questo stadio dal Napoli) che è un risultato a metà strada e lascia tutto aperto, compreso qualche rimpianto. (..)
IL TEMPO (T. CARMELLINI)
La Roma in Ucraina si butta via nella gara d’andata degli ottavi di finale di Champions. Torna a casa con una sconfitta che lascia sì aperto ancora uno spiraglio per la gara di ritorno, ma porta con sé anche tanta amarezza per lo sviluppo della serata. Recrimina Di Francesco che aveva la gara in pugno per un tempo, perché dopo il vantaggio del solito Under (il piccolo turco non guarda in faccia nessuno e segna, al suo esordio in Champions, il quinto gol nelle ultime quattro gare) la Roma sembrava poter chiudere il discorso. Ma ancora una volta commette troppi errori sotto porta, almeno due gol sbagliati da Dzeko, prima del solito crollo dopo aver incassato l’immeritata rete del pari. Buco clamoroso di Florenzi (che Di Francesco ha mandato in campo nonostante l’influenza). Da lì in avanti la Roma s’è fermata, quasi terrorizzata, così il raddoppio firmato da Fred su una punizione che Strootman avrebbe potuto evitare, è arrivato quasi scontato. Anzi, poteva anche andare peggio se nel finale proprio quel Peres che Di Francesco non aveva voluto mettere titolare non avesse salvato la porta giallorossa, d’istinto, con Alisson battuto a terra. Il bilancio come sempre porta cose buone e altre cattive. Di buono c’è il piccolo turco che continua a segnare (e pensare che si era anche ipotizzato per un momento di non rischiarlo per la Champions), un Perotti tornato su ottimi livelli e il solito Alisson: portiere pazzesco che sarà il vero nodo del prossimo mercato giallorosso. Non si può perdere. Da dimenticare invece, oltre alla serata «no» di Florenzi (almeno con l’alibi dell’influenza intestinale del giorno prima), la mancanza del peso specifico di Dzeko (troppo poco il solo assist a Under per arrivare alla sufficienza), un De Rossi ancora lontano dalla forma migliore e un Nainggolan irriconoscibile. Ora, se per provare a ribaltare questo 2-1 in Champions (si può fare) ci sono tre settimane per recuperare testa ed energie, la cosa che più preoccupa è il campionato: così non si va lontano. Perché i prossimi dieci giorni saranno decisivi per la stagione giallorossa: e non solo. Domenica sera all’Olimpico arriva il ritrovato Milan di Gattuso che non perde più una partita, poi il sabato successivo delicatissima trasferta a Napoli. È il crocevia della stagione prima del Torino e il ritorno contro lo Shakthar che può cambiare tutto.
Il vento non sa leggere, ma Di Francesco sa leggere il vento. Ed era stato un vento forte e caldo a trasportare Ünder in formazione. Poi il ragazzo se l’era meritato: quattro gol e un assist nelle ultime tre partite. Rischiarne l’esordio in Champions nella ghiacciaia di Kharkiv? Rimandarlo? Subito dentro, è stata la decisione del tecnico dopo aver letto il vento. Con qualche preoccupazione, ben fondata come si vedrà, sulle condizioni di Florenzi, svuotato dall’influenza. Su quella fascia, altri più di Ünder potevano garantire sostegno a Florenzi. Il vento continua a trasportare Ünder, anche quando non tira benissimo: il pallone colpisce ginocchio e braccio del portiere, ma s’infila. Ed è un gol molto importante: lì sono appese le speranze di qualificazione. Piace la Roma nel primo tempo: colpo su colpo, senza paura, senza cattivi pensieri sullo Shakhtar, che l’ha spedita fuori dall’Europa nel 2011 e quest’anno ha largamente contribuito all’eliminazione del Napoli. Giochiamocela. Bene, così si fa. La squadra tiene, sembra essersi ritrovata in una recita europea. Sembra, perché Florenzi liscia un lungo lancio partito dalla difesa ucraina, Manolasnon tiene Ferreyra ed è l’1-1. La principale responsabilità è di Florenzi, poveraccio, che fa quello che può, ma tutta la difesa romanista è schierata male. Per com’è arrivato, uno di quei gol che fanno ammattire gli allenatori: in contropiede, quando si è in vantaggio fuori casa e la difesa è schierata, sia pur male. Incredibile. Qui cambia la partita. La Roma accusa il colpo, lo Shakhtar si esalta, i suoi brasiliani si cercano e si trovano con accelerazioni improvvise. Di Francesco cambia i due di destra: Florenzi e Ünder, dentro Gerson e Bruno Peres. La sofferenza cala, ma di poco. Ormai smarrita, la Roma non può contare sulle iniziative di Perotti, che si fa notare per le maniche corte. Si affievolisce anche la spinta di Kolarov, e anche Alisson, autore di belle parate, non è impeccabile su una punizione dal limite di Fred. E ancora grazie a Peres, che non è certo il massimo della vita come difensore, se nel recupero non arriva il terzo gol, forse eccessivo, ma nell’ultima mezzora, pedalando all’indietro, la Roma non aveva fatto molto per evitarlo. Lo Shakhtar è una squadra di singolare impasto. Ragiona in modo sudamericano, difende maluccio ma sa attaccare in massa, a volte eccede in tocchetti leziosi. Non è facile prendergli le misure, e spesso ha fatto piangere le italiane. Ecco perché il risultato non è di quelli sperati, specialmente dopo il gol di Ünder. Ma è accettabile, un po’ perché poteva andar peggio e perché all’Olimpico fra tre settimane, in uno stadio più caldo, potrà bastare l’1-0. La Roma dovrà mostrare crescita costante, anche mentale, ed essere compatta per tutti i 90’, cosa che ieri non è avvenuta. E prepararsi a qualcosa di più dell’1-0, perché coi suoi giocolieri lo Shakhtar non starà a guardare. Come la Juve col Tottenham, secondo tempo da buttare.