LAROMA24.IT - La Roma cala il poker e si prende il primo record della gestione Di Francesco. I giallorossi, con il 4-2 rifilato alla Fiorentina, centrano la vittoria consecutiva numero 12 in trasferta e si candidano a recitare un ruolo da protagonista. Dopo la sosta ci sarà il derby, primo banco di prova per le ambizioni giallorosse.
____
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
____
IL MESSAGGERO (P. MEI)
Non che adesso, pure nel diagramma da terremoto sussultorio, grado 10, del tifo giallorosso (che però quest'anno sembra essere più moderato di testa e pensieri: meglio così), Gerson Santos da Silva sia già quello per cui pagare con cortese anticipo la fantasiosa clausola che scatterebbe in caso di pallone d'oro, né che fosse giusto quel gesto pressoché blasfemo di mettergli addosso il numero 10; però non dirgli bravo non solo per i due gol ma anche per come si è ricostruito sarebbe una cattiveria. Fu mandato allo sbaraglio da capro espiatorio una notte juventina, e poi era da chi l'ha visto?: l'ha visto Di Francesco, bravo anche lui.
LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)
La domenica dell’equilibrio (mancava, non c’era, è arrivato quasi tutto insieme) si riempie gli occhi con la Roma. Tre gol al Chelsea, quattro alla Fiorentina e tre volte in vantaggio, cinque punti dal Napoli e una partita da recuperare. Se la Roma non avesse già perso due scontri diretti su due (Inter, Napoli) e per di più in casa, sarebbe quasi capoccia.
Quello che non era successo in 11 giornate ha preso forma in una manciata di ore, così: il Napoli stanco si ferma a Verona, l’Inter si fa strattonare dal Toro, la Juve resta in svantaggio per oltre 40 minuti contro il Benevento, una maniera quasi storica di festeggiare i suoi 120 anni (persino una maglia celebrativa ma senza scudetto: e perché mai?). La classe media toglie punti a chi non ne aveva quasi mai perduti, saranno i primi campi bagnati o le tossine di Champions, quelle che però la Roma non conosce. Ci ha messo davvero poco, Di Francesco, ad addomesticare un gruppo frastornato dagli ultimi mesi di Spalletti & Totti. Ora si può dire: elaborato il lutto del Capitano è come se tutti i suoi adolescenti figliuoli fossero diventati adulti di colpo. Dodici vittorie di fila in trasferta sono record della Serie A, e più dei numeri sorprende il modo. La Roma morsica il pallone, si estenua nei recuperi lì nel mezzo come quattro o cinque canzoni di Ligabue sui mediani tutte insieme. Nessuno gioca da solo, meno che mai i solisti.
IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
Tanto tuonò che piovve. E non solo in riferimento alla pioggia che ha battuto tutti i campi di Serie A, costringendo perfino al rinvio di Lazio-Udinese. Proprio quando pensavamo che le big potessero raramente perdere punti se non affrontandosi tra di loro, ecco gli imprevisti pareggi di Napoli e Inter. Per carità, nulla di clamoroso, risultati a sorpresa ne avremo ancora (almeno si spera per il bene del torneo), ma viene il dubbio che per lo scudetto i giochi siano molto più aperti di quanto si creda. Basti pensare che le prime cinque sono racchiuse in soli 5 punti, e Lazio e Roma hanno addirittura una gara in meno. Sarà dunque per questo che cominciano ad affiorare i primi ripensamenti in merito alla forza delle squadre e la bravura degli allenatori. Non sono certo due pareggi a far cambiare opinione sulla bontà del lavoro/gioco di Sarri e Spalletti; sta di fatto però che, prima la Lazio e ora la Roma, a suon di prestazioni e vittorie, stanno scalando non solo la classifica del campionato, ma anche quella del gradimento. Del resto, ignorare quanto sta facendo Di Francesco è praticamente impossibile. In pochi mesi è riuscito a dare una precisa identità tattica alla squadra, convincendo e coinvolgendo ogni elemento della rosa. Gerson, tra i tanti, l'esempio più eclatante. Con la continua rotazione dei calciatori, senza intaccare il gioco della squadra, il tecnico della Roma sta anche portando avanti una gestione delle risorse profondamente diversa da quella di alcuni suoi colleghi. Un elemento interessante da valutare nei prossimi mesi.
IL TEMPO (T. CARMELLINI)
I giallorossi portano via tre punti importanti quanto meritati da Firenze non senza faticare con una Fiorentina che di perdere non ne vuole sapere. Avanti due volte, altrettante raggiunta, prima dell'uno-due finale che scrive l'ennesimo record giallorosso: dodici partite vinte in trasferta consecutive, mai nessuno ci era riuscito prima. Numeri a parte resta una bella prova di forza che manda segnali al resto del campionato. Ride anche la Lazio pur senza giocare la gara contro l'Udinese con un Immobile acciaccato: un risparmio che va bene pure a mister Ventura. All'Olimpico viene diluvio assieme a tutte le teorie complottistiche sulle partite rinviate e no. Facile: se diluvia e il campo fa schifo non si gioca, stessa cosa se il meteo prevede acquazzoni in arrivo. Successe a Genova con la Roma, fotocopia ieri all'Olimpico per la Lazio dove l'arbitro ha rinviato la gara col sole. Derby delle polemiche, aspettando quello vero che mai come quest'anno si pronostica interessante.
LEGGO (R. BUFFONI)
Dopo il primo gol è corso ad abbracciare tutta la panchina, perché quella per un anno è stata casa sua. Gerson Santos da Silva, 20 anni, acquistato da Sabatini nel 2015 per circa 19 milioni e arrivato a Trigoria solo l'anno scorso, a Firenze ha svoltato, cancellando il marchio di bidone dal suo curriculum. Il brasiliano (come tanti prima di lui) poteva restare imprigionato dall'etichetta di sicuro futuro Pallone d'oro appiccicatagli ancor prima di indossare la maglia giallorossa. Anzi, a dire la verità una maglia con la Lupa Gerson l'aveva messa sulle spalle e ci si era fatto pure un selfie: era la 10, che era ancora di Totti e che Sabatini gli aveva spedito per invogliarlo a dire sì alla Roma. Una foto che divenne pesante come un macigno quando Spalletti, dopo averlo ignorato per tre mesi, lo scaraventò in campo allo Stadium contro la Juventus: brutta figura, sostituzione e cancellazione definitiva dalla lavagna del tecnico toscano. Stessa sorte nella considerazione dei tifosi, soprattutto dopo il gran rifiuto al Lilla che pregiudicò l'arrivo di Defrel. Di Francesco l'ha raccolto accartocciato dal cestino, gli ha dato fiducia e ora si gode un giocatore in più. Un nuovo acquisto. Aspettando Schick.
GAZZETTA DELLO SPORT (L. GARLANDO)
La Roma cresce. Poteva pagare il down post-Chelsea. Di Francesco l’ha intercettato con un coraggioso turnover. Senza De Rossi e Strootman non è stata la diga imperforabile delle ultime 4 gare, ma è stata comunque capace di andare tre volte in vantaggio. L’eroe del giorno, Gerson, ex dimenticato, spiega bene il gran lavoro di Di Francesco, che ora ha in pugno un organico che risponde a ogni sollecitazione. Senza ansie da risultati-lampo, Eusebio ha avuto il merito di tenere vivi tutti e ora la Roma offre garanzie di durata superiori al Napoli.
CORRIERE DELLO SPORT (A. VOCALELLI)
Non è un punto di vista la Roma di Di Francesco, che continua a mettere insieme una serie di risultati pazzeschi. Incurante della fatica, mentale e fisica, che provocano anche gli impegni internazionali di primo livello. I giallorossi, dopo i due confronti col Chelsea, sono dovuti andare due volte in trasferta: in casa del Toro e della Fiorentina. Eppure la squadra non ha staccato la spina neppure per un secondo, dando continuità alla sua marcia. La verità è che Di Francesco continua a mettere insieme intuizioni e buon senso, facendo sentire tutti utili alla causa. È così che si spiega il momento magico di Perotti, che lo scorso anno a un certo punto era sparito, è così che si spiega la crescita del giovane Gerson, completamente ignorato nella stagione passata dopo l’apparizione a Torino. La Roma oggi è una squadra compatta, serena, in cui tutti si sentono funzionali e importanti. La società è stata brava a puntare su un senso di appartenenza che Di Francesco è oggi capace di rappresentare nel migliore dei modi.
LA STAMPA (G. GARANZINI)
La prova del nove potrebbe essere la Roma. Che non ha certo fatto meno fatica fisica delle rivali per sotterrare il Chelsea: ma proprio dall'impresa ha ricavato la forza mentale per andare oltre lo sforzo atletico, bissandolo con una grande partita sul campo della Fiorentina. Dovesse vincere il recupero sul campo della Samp, anche la Roma sarebbe nel gruppo di testa: ma in ogni caso è un'altra che se la giocherà, anche per la naturalezza con cui Di Francesco applica un turnover ad alto livello.
IL GIORNALE (T. DAMASCELLI)
Di Francesco, in silenzio, andando controvento, sta dimostrando che si può parlare di football senza essere contorti e offensivi, la vittoria della Roma a Firenze non è un episodio ma la conferma che il lascito di Spalletti, nonostante sia stato depauperato, è in ottime mani. E soprattutto nessuno parla più di Totti e del passato, prossimo e remoto.
IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI)
[...] Questa Roma è solo e tutta di Eusebio Di Francesco. Ma non perché fa turnover ed è meglio di quella storiella degli addendi col risultato che non cambia, né perché indovina i cambi (Perotti-go) e le scelte tra l’azzardato e il creativo (Gerson Santos subito) ma perché la sua Roma è della Roma. È una Roma romanista. Firenze ieri è stata una vittoria romanista. Questo è. Sotto la pioggia. Di tigna. Di paura. Di coraggio [...]. Ci stiamo riuscendo. Stiamo insieme - sembra - finalmente. Il senso dei romanisti per la Roma [...]