IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Riflessioni su una vittoria della Roma in trasferta in Champions 2520 giorni dopo quella di Basilea, novembre 2010. La prestazione, ad eccezione della prima mezzora abbondante, non è stata tra le più affascinanti della storia giallorossa, ma – essendo arrivati i tre punti – l’obiettivo di partenza è stato centrato. E questo non può essere dimenticato. Certo, contro un avversario di caratura inferiore, ma pronostico (tecnico) rispettato. E, volendo vedere ancora il bicchiere mezzo pieno, si può aggiungere che quando si vince senza entusiasmare sul piano del gioco quasi sempre è un buon segnale. C’era curiosità, ad esempio, per verificare come la Roma avrebbe approcciato la partita contro gli azeri. Si temeva, in parole povere, che la squadra di Di Francesco potesse peccare di presunzione, considerato lo spessore degli avversari. In realtà, ricordando le partite contro Verona, Benevento e Udinese, sistemate in fretta già nella prima frazione, era un pensiero giusto ma forse fin troppo preoccupato. Chiacchiere a parte, la Roma anche a Baku è partita da squadra vera, dominando la situazione con personalità e andando due volte in gol. Uno firmato dal solito Dzeko (il 100° della Roma in Champions), la cui prolificità finirà per mandare al manicomio i suoi incalliti detrattori. Tutto a posto, quindi? Macché. Un approccio sbagliato, in realtà, c’è stato ma al secondo tempo, cominciato con i padroni di casa lontani solo una rete per il regalone di Gonalons. Così la Roma, che in avvio di gara era stata quasi impeccabile, ha faticato a ritrovare se stessa, ha balbettato gioco, ha dimenticato la personalità negli spogliatoi, ha infilato una serie infinita di errori tecnici e ha rischiato di non portare a casa la vittoria.
SEGNALI DA COGLIERE – In sintesi, la Roma ha giocato due partite nella stessa partita. Una da squadra, l’altra da un gruppo di calciatori ancora alla ricerca di un filo logico di gioco. Facendo queste valutazioni, vine da sé che la partita di Baku ha fornito indicazioni importanti per il futuro; segnali che Di Francesco non mancherà di cogliere. Anche in riferimento ad alcuni elementi che, la cosa è stata palese, sono ancora in ritardo, o di condizione o di apprendimento delle geometrie della squadra. E non c’è nulla di meglio che lavorare sugli errori, che sottolineare le cose negative con tre punti in più in classifica. Punti che consentono alla Roma di essere ancora protagonista in un girone non facile. E il futuro, per mille motivi, è ancora tutto da scrivere.