Se Francesco Totti si voltasse indietro, capirebbe che il destino non gli aveva lasciato scampo. Il suo numero non poteva che essere il 10, per dieci motivi:
1 Un giorno bussarono alla porta di casa alcuni funzionari del Milan. «Avevo 13 anni e qui soldi ci avrebbero fatto comodo – racconta Francesco – ma la mia famiglia disse di no. Fu una scelta non facile, però il cuore mi portava da un’altra parte».
2 «Il simbolo è il Colosseo, il volto Alberto Sordi». Ha conosciuto Premier, omaggiato Papi, fatto da ambasciatore di Roma nel mondo. Il suo calcio si può discutere, la sua romanità no.
3 In un giorno di giugno del 2000, del cecoslovacco Panenka e del suo colpo preferito non si ricordava più nessuno, e così quando Totti batté Van der Sar con un «cucchiaio» dal dischetto, rubò la vetrina del mondo.
4 La Grande Tentazione Blanca restò dentro la testa di Francesco a lungo, soprattutto perché l’avvenire giallorosso non sembrava roseo. Poi però inviò la cortese risposta: «No, grazie». No grazie al Real, ma anche a tanti titoli, Coppe, forse anche al Pallone d’oro.
5 Il grido, le mani nei capelli, lo stadio che prima ammutoliva e poi ululava la propria rabbia. Totti si era fatto male sule serio. Era il 19 febbraio 2006 e a giugno sarebbe cominciato il Mondiale di Germania. Negli ottavi contro l’Australia, invece, fu solo sul dischetto per battere il rigore che valse il paradiso. Lui c’era.
6 E c’era pure qualche mese più tardi: nel gesto tecnico del 26 novembre 2006, tiro al volo contro la Samp da posizione impossibile che fece venire giù Marassi. Francesco l’ha sempre eletto tra i suoi gol più belli.
7 C’è una maglia che Francesco Totti continuerà a indossare ed è bianca e celeste, pensa un po’. Non è uno scoop e neppure uno scandalo. Piuttosto un onore, perché quelli sono i colori dell’Unicef di cui Totti è ambasciatore.
8 Un bel giorno Totti andò a cena con Maurizio Costanzo e l’allora sindaco di Roma Walter Veltroni: i tre insieme partorirono un’idea vincente, un libro in cui lo stesso Totti raccogliesse le barzellette su se stesso.
9 Totti e la tv è un amore spontaneo, poco preparato e forse per questo profondamente vero. Come quando all’improvviso cambia la scaletta di Sanremo spiazzando come dal dischetto i presentatori, citando un cantante piuttosto che l’altro. Totti è così, sorprendente e divertente.
10 Fortunato chi ha potuto giocarci vicino, chi ha potuto viverlo fianco a fianco, Francesco. «Questo è calcio, che fenomeno», ha detto di lui Lionel Messi. «È il più forte che abbia mai visto in vita mia», è stata la firma di Diego Armando Maradona. «È il Pelé italiano», disse del capitano O Rey.
(gasport)