Il derby che lascia la Roma in mille pezzi e con un caso Totti

01/05/2017 alle 14:25.
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LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Quando attraversa la zona mista sfoggiando un broncio eccezionale, s’intuisce che soffia aria di burrasca. «Il mio ultimo derby? Lo dicono gli altri, io non dico niente... ». Pochi minuti prima la Roma aveva perso 3-1 contro la Lazio archiviando la corsa scudetto. Ma quello del capitano non è soltanto uno schiaffo al , che prima della partita aveva annunciato tra le righe il suo addio, mandandogli a dire che «Francesco vivrà ancora tanti derby da dirigente». È il mercurio che impazzisce nel termometro romanista, l’ultimo tuono in un mese nerissimo.

era convinto di avere in mano «le chiavi per il paradiso», ora sente l’aria irrespirabiledell’inferno soffiargli alle spalle. C’è un campionato da chiudere davanti al , per non precipitare nell’incubo dei preliminari di . Ma la squadra fatica a reggersi in piedi, a trovare nel motore i cavalli per raggiungere l’unico obiettivo percorribile: il secondo posto. Quando quasi due mesi fa perse col , la Roma riuscì a trovare nella riserva del serbatoio la forza per un assalto nervoso, che la portò a una traversa soltanto dal pari. Un mese più tardi, nel derby di ritorno di coppa Italia, salvò la faccia - a qualificazione già perduta - vincendo almeno la partita. Stavolta è rimasta inerme, esposta ai contropiede di che potevano allargare il passivo all’infinito. Pure i nervi saltano: i laziali accusano di un gestaccio alla panchina condito da labiale offensivo. s’è fatto cacciare tentando di spezzare una gamba a Djordjevic. Ora, tra le maglie di mille priorità, dovrà trovare anche il tempo per discutere con : è chiaro che per decidere dell’epilogo della propria vita sportiva, il capitano vorrebbe attendere ancora. E che la Roma non è dello stesso avviso e spinge per mettere il punto alla questione. Un appuntamento lo fisseranno: ora o a fine stagione.

Manca poco in fondo, 360 minuti soltanto. Ma a pochi metri dal traguardo i segnali di cedimento sono evidenti: 5 vittorie, 5 sconfitte, un pari e un successo inutile, dal 1° marzo a ieri. Ha giocato più di tutti la Roma - 50 partite contro le 49 della difendendo la posizione che magari non vale la porta per il paradiso ma di certo porta in . Vitale per i bilanci. E per le residue possibilità di permanenza dell’allenatore: il club in queste ore farà nuovamente pressioni perché si convinca, ma il ricorda velenoso che «la Roma sta già programmando, con o senza di lui». Quasi che adesso sia il club a volerci pensare. A parole, rinvia qualsiasi decisione a fine stagione: «I bilanci fateli voi, io li farò tra quattro partite». La prima, domenica a San Siro, contro il Milan che non vince da quasi un mese ma che sul mercato sta provando a strapparle Kessié e Pellegrini. lo affronterà con una squadra a pezzi: senza e verosimilmente senza , che dovrebbe pagare la simulazione del derby con due turni di dopo la prova tv. Niente Milan insomma, e niente sette giorni più tardi: quello scontro diretto che fino alle 12.30 di ieri pareva la chiave per credere ancora a un’utopia e che da ieri è il ritratto del rimpianto. O del timore di fermarsi ancora: farlo, a questo punto, può diventare letale.