IL TEMPO (A. AUSTINI) - Il primo di Monchi, forse l'ultimo di Totti e Spalletti. Il derby è sempre speciale, questo di più. E non solo perché si gioca alle 12.30. Il tecnico non ha stravolto i programmi, ieri allenamento pomeridiano, cena tutti insieme poi giocatori liberi di restare a dormire a Trigoria o tornare a casa. Nuovo appuntamento stamattina per il «brunch» e le ultime istruzioni prima di viaggiare verso l'Olimpico. Ma nell'aria si respira qualcosa di diverso. Spalletti le chiama «emozioni». E spiega che «il derby è una partita che te ne dà tante e mi piace emozionarmi, perché si fanno le cose meglio». Vincerlo è fondamentale per blindare la Champions che, sempre secondo il toscano, rappresenta il «paradiso». Quindi dovrebbe bastargli per restare. O no? «Noi - dice Spalletti - abbiamo in mano la chiave del secondo posto che ci aprirebbe la porta del paradiso. Non dobbiamo scambiarla con niente e nessuno. Ora la lunghezza dei contratti non ha importanza, contano solo queste cinque partite. Se riuscissimo a chiudere secondi sarebbe tanta roba secondo me. La Juventus e una squadra fortissima e per certi versi imprendibile, arrivarle dietro vorrebbe dire aver ottenuto grandissimi risultati».
II pareggio dei bianconeri a Bergamo consente alla Roma quantomeno di posticipare il sesto scudetto juventino di fila. «Continueremo a fare il nostro campionato e non lasceremo niente di intentato. c’è ancora margine per poter recuperare qualche punto e vedremo di volta in volta a che distanza siamo. La quota 90 che possiamo raggiungere e altissima, l'anno scorso nel girone di ritorno abbiamo fatto 46 punti, che vuol dire 92 se fossi partito dall'inizio. Si dice che nell'anno in cui Ranieri ha sfiorato lo scudetto, se io gli avessi lasciato quelle prime due partite la Roma avrebbe vinto. Allora vale lo stesso per me nella stagione scorsa. Quella non era la mia squadra, come quella di Ranieri non era la sua. Quest'anno si, ci ho messo mano e l'ho voluta cosi».
Il disco di Luciano sta cambiando, l'impressione che possa rimanere un altro anno si rafforza, magari un contributo l'ha dato Monchi, l'uomo a cui Pallotta ha affidato il futuro. «Ci siamo conosciuti - racconta Spalletti - è una bella persona, un gran professionista messo accanto a un altro bravo che avevamo già come Massara. Per ora è fondamentale centrare la Champions e niente ci può distrarre». Neppure l'infinito balletto sull'addio di Totti. «Non so se sarà il suo ultimo derby, spero di no se lui volesse continuare. Ma anche se facesse un altro lavoro o andasse a lavorare in un'altra realtà lui sarebbe sempre coinvolto da questa partita».
Anche stavolta non nomina la Lazio ma mostra rispetto per l'avversario che l'ha eliminato dalla Coppa Italia, chiudendosi con ordine e sfruttando le ripartenze. «Penso verrà fuori una partita simile, ormai Inzaghi ha collaudato la sua squadra con quell'atteggiamento e ha dato fastidio a tanti. Sono d'accordo con lui sull'orario, perché il derby meriterebbe la ribalta delle grandi luci e le partite in notturna hanno un sapore differente. Però giocare alle 12.30 non ci dara disturbo».
La società parla per bocca dell'ad Gandini e sottolinea l'importanza cruciale della gara: «Non possiamo pensare di raggiungere i nostri obiettivi senza battere la Lazio, e l'unica cosa che Spalletti e la squadra hanno in testa». In realtà, qualcos'altro c'è e il tecnico preferisce tirarlo fuori quando i microfoni sono ormai spenti: «Si è usata la reazione di Dzeko a Pescara - accusa prima di lasciare la sala stampa - per dire che la squadra ce l'ha con me e poi avete scritto che non sono d'accordo su Monchi. Ne riparliamo dopo il derby». Un altro show è garantito.