IL TEMPO (A. AUSTINI) - Di derby ne ha visti di tutti i colori, tranne che in Coppa Italia. C’è sempre una prima volta anche per Spalletti, per nulla intenzionato però a stravolgere le sue abitudini. Come da consuetudine ieri ha lasciato liberi i giocatori di tornare a dormire a casa dopo la cena (qualcuno si è fermato a vedere Juve-Napoli a Trigoria), appuntamento oggi a colazione. In quel momento il tecnico dovrà iniziare a gestire le tensioni di una stracittadina che segue la vittoria di San Siro e precede gli impegni con Napoli e Lione. Ma non parlategli di paura e stanchezza. «Sono tre partite – dice Spalletti – che stimolano moltissimo e non ci tolgono assolutamente niente. Questo è il nostro mondo, il livello di calcio e di confronto che volevamo raggiungere e ora ci siamo dentro fino al collo. Dal punto di vista fisico ci saranno delle dispersioni, saremo costretti a cambiare qualcuno, ma sono convinto che la squadra si farà trovare pronta. Si percepisce che il gruppo ormai ha raggiunto una certa maturità». Nella prima sfida di campionato la Roma ha stretto i denti e poi colpito nel momento cruciale la Lazio. Inevitabile adesso affidarle il ruolo di favorita, mai gradito in un derby. «C’è da vedere chi lo dice– replica il toscano – io non credo che siamo favoriti. Ci sono due squadre forti che si confronteranno ad armi pari. Noi rispetto a loro abbiamo altri obiettivi importanti oltre a questa partita. Intanto siamo migliorati, non ho visto video girare che richiamano ad armamenti». Il riferimento è alla «guerra etnica» invocata da un tifoso laziale a Formello alla vigilia della sfida di campionato.
Questa si gioca in almeno 180 minuti, tutto è più sfumato. «Per me i precedenti non contano niente. Non saremo soli: se qualcuno verrà vedere una curva vuota quella non sarà la nostra. Se mi immagino casa mia la vedo sempre piena, idealmente è così. Le statistiche dicono che siamo tantissimi e in continua crescita: ovunque si respira aria giallorossa». Pieno rispetto per l’avversario: «La Lazio – sottolinea Spalletti – era stata costruita bene, l’unico dubbio mi sembrava fosse l’allenatore, ma Inzaghi ha dimostrato di non essere il rincalzo di nessuno. Noi come la Juve e loro come il Torino? Nel nostro caso c’è meno differenza, per cui sarà una partita più equilibrata. In passato spesso abbiamo visto che il fattore emotivo ti può dare e ti può togliere qualcosa, c’è un po’ di paura ad affrontare delle situazioni. E quando ti bussa alla porta il timore, ci deve essere il coraggio di aprire e di guardarla, così che va via da solo». Una menzione speciale per Nainggolan è inevitabile. «Se ne hai 10 come lui fai una squadra fortissima, senza badare al ruolo. Lui e Perrotta sono dei giocatori che sanno far tutto, sono partiti dal niente e non hanno bisogno di essere etichettati per ritagliarsi i loro spazi. Radja ha risposto bene domenica: “Io faccio questo per la squadra perché loro mi aiutano a fare questo”. Quella è la soluzione a tutto». La forza del gruppo può decidere anche un derby.