IL MESSAGGERO (U. TRANI) - La Lazio si riprende il derby. Con merito e astuzia. E, come nel 2013, lo torna a vincere sempre in Coppa Italia, interrompendo il digiuno durato, dal 26 maggio di 4 anni fa, 7 partite. Il verdetto della semifinale d'andata, tra l'altro, può incidere sulla partita di ritorno: il 2 a 0 mette al sicuro Inzaghi che, riscattando il ko in campionato, ha restituito la lezione a Spalletti. Che, nella notte in apnea all'Olimpico, non è riuscito a riportare a galla la Roma, irriconoscibile e sfasata.
SECONDO COPIONE La scelta degli interpreti, quelli previsti, va presto a confermare come Inzaghi e Spalletti vogliono girare il film del derby. La Lazio si chiude per ripartire, la Roma palleggia per colpire: proprio il contrario di quanto accadde nel match del 4 dicembre in campionato. Scambio delle parti. La sfida in Coppa Italia, tra l'altro, è allo specchio, con i tecnici che si affrontano con lo stesso sistema di gioco. Il 3-4-2-1 è, però, proposto in maniera differente. La cerniera biancoceleste si allarga fino a 5 difensori, con Basta e Lukaku diligenti ad allinearsi a Bastos, Lukaku e Wallace. Milinkovic, quando è il caso, si abbassa accanto a Biglia e Parolo (che non ci sarà nella gara di ritorno perché, diffidato, è ammonito e sarà squalificato). Felipe Anderson è il primo contropiedista, Immobile il riferimento unico in avanti. La ragnatela giallorossa è avvolgente con la partecipazione proprio degli esterni Peres ed Emerson, ma si strappa spesso al limite dell'area: Salah e Nainggolan sbattono contro il muro avversario, Dzeko è circondato, Strootman e Paredes lenti nel proporsi in attacco.
SVOLTA IMPROVVISA La Roma, a metà tempo, rallenta e fa capire di non essere più abituata al possesso palla insistito. L'assetto diventa più lungo e la Lazio ne approfitta. Lukaku prende coraggio a sinistra e trova il cross perfetto: stacco e girata di testa di Milinkovic e volo da applausi di Alisson. E' il primo messaggio di Inzaghi. La strategia sembra quella giusta. Immobile si scalda e accelera. E, subito dopo aver ascoltato lo speaker dello stadio invitare i tifosi biancocelesti a smetterla con i buu a Ruediger (si sentiranno di nuovo nella ripresa), cambia la storia del match. Manolas perde palla in uscita, Milinkovic la conquista e verticalizza per Felipe Anderson. Che scatta e semina Fazio, prima di regalare l'assist proprio a Milinkovic. Ripartenza perfetta, insomma, per il vantaggio. I giallorossi, senza ritmo, lavorano per Dzeko che però non inquadra la porta. Immobile e Felipe Anderson, invece, continuano a sprintare verso Alisson.
ASSALTO INUTILE Fisicamente la Lazio è più brillante. Sfrutta la corsa e anche la freschezza. L'assenza degli squalificati Patric, Radu e Lulic non pesa. La Roma, invece, fatica a stare in partita. Il turnover al minimo non paga: solo 3 novità, portiere compreso, dopo Milano. Sciatta e lenta nel fraseggio. Salah prende il palo esterno, sinistro da fuori: spunto individuale, perché il coro stona. L'assedio è sterile e l'attacco da 84 gol fa cilecca. Spalletti aspetta più di un'ora per intervenire: Perotti per Paredes, con Nainggolan chiamato a fare il mediano. Inzaghi, replicando al collega, indovina la mossa: Keita per Felipe Anderson. Ha spazio pure El Shaarawy: fuori Salah. Ma arriva, invece, il raddoppio: il gol è la fotocopia di quello di Milinkovc. Stavolta è Keita a seminare Manolas e Immobile a piombare in area per fare centro. Le sostituzioni servono solo ad allungare il recupero fino a 6 minuti: Crecco per Lukaku, Totti per Peres e Murgia per Milinkovic. L'unico tiro è di Emerson. L'abbraccio più grande, al fischio finale, è quello dei compagni per Wallace.