La Serie A si spacca su “paracadute” e diritti tv

23/03/2017 alle 15:22.
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IL SOLE 24 ORE (M. BELLINAZZO) - Non è un Aventino, ma poco ci manca. A disertare l’assemblea della Lega di Serie A, ieri pomeriggio, sono state le sei principali società, , Milan, , Roma, e , che rappresentano l’80% dei tifosi, indispettite dalla melina delle medio-piccole guidate dal presidente della Lazio Claudio Lotito. Il gruppo di 14 club avrebbe dovuto formulare le proprie osservazioni sulle proposte di modifica allo Statuto predisposte dai big per dare alla Lega maggiore snellezza decisionale e un profilo più manageriale, ma così non è stato. Per il fronte Lotitiano le questioni dirimenti non sono queste, bensì quelle monetarie legate al mantenimento integrale dell’attuale paracadute per le tre retrocesse (60 milioni) e soprattutto alla revisione dei criteri di ripartizione degli introiti tv. Ora la torta da oltre un miliardo di euro a stagione è divisa al 40% in parti uguali, al 30% per bacino d’utenza e al 30% per meritocrazia. Le medio-piccole hanno proposto la formula 50-20-30. Ballano circa 100 milioni.
L’assemblea della Lega, alla quarta convocazione per eleggere il nuovo presidente destinato a prendere il posto di Maurizio Beretta e i consiglieri federali, si è così trascinata in uno stallo inaccettabile per i sei big che indispettiti sono usciti dalla sede della Lega. Seguiti subito dopo dal Chievo. Per votare il nuovo statuto ed eleggere il nuovo presidente servono 14 voti, ma per modificare i criteri di assegnazione degli incassi tv ne occorrono 15. Quindi l’incontro è stato sospeso.
“Le nostre proposte sono assolutamente ragionevoli”, ha replicato il presidente del Cagliari, Giulini, a nome delle medio-piccole che hanno presentato le loro osservazioni. Nove punti in cui chiedono fra l’altro che il paracadute per le retrocesse sia su base percentuale e non in valore assoluto (ora è di 60 milioni), la modifica dei criteri di ripartizione, e respingono la possibilità che i consiglieri federali possano essere l’ad e il consigliere delegato della Lega (le due figure esecutive della nuova governance), come proposto dalle big. Di fronte a questa situazione è saltata anche la possibilità di nominare i consiglieri federali con l’attuale statuto (Marotta della e
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erano i favoriti), e resta del tutto incerta la corsa alla presidenza, per cui si sono fatti i nomi di Simonelli, Libertini, Cantamessa e Squitieri, il candidato di Lotito.
Il presidente della Lazio e patron della Salernitana è protagonista annunciato anche sabato all’assemblea della Lega B. Lotito potrebbe candidarsi alla presidenza o lanciare Sagramola, ma deve fronteggiare un’opposizione che tenta di far mancare il numero legale.
Un nuovo appuntamento per la Lega di serie A è stato fissato per martedì 28 marzo, ma le sei big avrebbero già fatto sapere di non aver gradito la collocazione temporale, perché lunedì e martedì prossimi ad Atene, in Grecia, è in programma l’assemblea generale dell’Eca, l’Associazione dei club europei.
Ora c’è qualche incertezza anche sul Consiglio federale in programma lunedì a Coverciano per nominare i vicepresidenti della Figc. In quell’occasione dovrebbe essere deliberata la decadenza dei consiglieri federali della A, ed è previsto un ultimatum (fino a Pasqua o un paio di settimane oltre) per il rinnovo delle cariche, altrimenti l’associazione motore del calcio italiano verrà commissariata.

L’obiettivo comune a tutte le componenti dovrebbe essere quello di trasformare la Lega da un condominio (tale è per le attuali regole che paralizzano qualsiasi iniziativa non sia approvata all’unanimità o con maggioranze iperqualificate) in un’azienda, sul modello europeo o nordamericano. Una struttura che lavori per aumentare l’appeal del campionato e i relativi ricavi. “Discutere” di come ripartire una torta più grande di quella attuale dovrebbe essere infatti l’interesse primario e condiviso di tutti i litigiosi presidenti del Calcio italiano Spa.