REPUBBLICA.IT (L. D'ALBERGO) - “Per la mia libertà ho pagato un prezzo inaudito”. Con queste parole Paolo Berdini, l’ex assessore all’Urbanistica della giunta Raggi, si è ripresentato per la prima volta in pubblico. Occasione dell’intervento, con tanto di sfogo finale, la presentazione del volume “Fuori Raccordo” curato dal collega Carlo Cellamare nella sala conferenze Anrp: “Le città non si fanno con affari come quello dello stadio della Roma. Neanche con i mercati generali dell’Ostiense. Mi è stato presentato un progetto inaccettabile, con tutti i pareri già dati. All’estero lo avrebbero stracciato”.
Le dimissioni, per tempi e modalità, bruciano ancora. Così il progetto di Tor di Valle per Berdini diventa “una truffa”. “Per me resta una bruciatura – ha spiegato l’urbanista – perché chi propone lo stadio è lo stesso che ha sbandierato la propria centralità alla Bufalotta (uno dei 18 agglomerati urbani previsti dal nuovo prg datato 2008, ndr) sbandierate come le perline con gli indios. Si parlava di 300mila metri quadrati per fare uffici. Poi è arrivato un commissario ad acta perché il Comune prima con Marino e poi con la gestione prefettizia non rispondeva. Così gli uffici sono diventate abitazioni. Ecco… mentre faccio quell’operazione alla Bufalotta, a Tor di Valle chiedo il cambio di destinazione d’uso da agricolo a non residenziale”. Quindi una domanda: “In quale altra città del mondo avviene questa truffa?”.